
(foto Ansa)
editoriali
Il nulla dell'opposizione sul Pnrr
I deficit del governo e quelli dell’alternativa. Un vuoto e un’occasione persa
Nessuno o quasi in Aula ad ascoltare o a litigare, contestare, incalzare, proporre. Il ministro Tommaso Foti parlava di Pnrr e forse aveva qualcosa da dire, certamente molto da spiegare a chi ha a cuore il futuro dello sviluppo economico in Italia. Sul Pnrr pochissimi hanno voglia di perdere un po’ di tempo e sforzarsi per comprenderne il modo di funzionare. Arriva solo qualche battuta dai margini antieuropeisti della maggioranza, con riferimenti obliqui al debito che dovremo accollarci in seguito alla piena realizzazione del piano e critiche molto di maniera sulle priorità degli investimenti. E attiva dalle opposizioni, con una certa frequenza, un altrettanto manieristico compitino per dire che il governo non ha le capacità tecniche necessarie a realizzare il piano, che il ritardo è irrecuperabile, che si farà una figuraccia. In Aula c’era una buona occasione per uscire dagli schemi e ragionare di Pnrr come di un programma vivo, da gestire, da migliorare.
L’opposizione (notato tra gli sparuti presenti Piero De Luca) specialmente avrebbe avuto vantaggio da un dibattito ben costruito e informato. Niente da fare, invece. Ma, soprattutto per il Pd, la partita è vitale. Perché con la chiave del Pnrr si apre uno spazio per condividere qualcosa della politica economica. Si tratta, insomma, di poter contare. Perché un piano così grande e negoziato da governi in cui il Pd e i 5 stelle erano al comando (anche senza esagerare con la narrazione dei miracoli fatti da Giuseppe Conte) non dovrebbe essere lasciato in pieno nelle mani del governo in carica. Se vogliamo essere enfatici il Pnrr viene da lontano e dovrebbe andare lontano. Anche per mettere le basi di future altre iniziative di condivisione europea della politica economica e del finanziamento delle opere pubbliche. Disertare il dibattito, e con un ministro disposto al dialogo come Foti, è un errore politico, cui dovrebbero essere i leader dei partiti a tentare di porre rimedio.