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Strategia euro vs dollaro

Come rafforzare il ruolo dell'euro. Le difficoltà di un titolo di debito comune

Lorenzo Bini Smaghi

Il declino del primato del dollaro riapre il dibattito sul ruolo globale della moneta europea. Ma senza un vero mercato finanziario integrato, l’Europa resterà marginale nello scacchiere monetario internazionale

Il ruolo dominante del dollaro nel sistema monetario internazionale, consolidato negli ultimi ottant’anni, è oggetto di crescente discussione. Ciò è dovuto al progressivo deterioramento delle finanze pubbliche americane e alle crescenti interferenze politiche della Amministrazione Trump nel sistema economico e finanziario, a cominciare dalle autorità di regolamentazione. Per le altre principali aree valutarie, in particolare l’euro ma anche lo Yuan cinese, si prefigura l’opportunità di riequilibrare l’architettura monetaria globale e di rafforzare il ruolo internazionale delle loro valute. Ciò consentirebbe di ottenere condizioni dai finanziamento più favorevoli e di meglio proteggere l’economia da shock esterni. L’euro è già la seconda valuta di riferimento sui mercati globali, ma con una quota molto inferiore a quella del dollaro. La moneta europea ha recentemente attratto un rinnovato interesse da parte degli investitori internazionali, anche a causa delle turbolenze geopolitiche originatesi negli Stati Uniti, che hanno determinato afflussi significativi di capitali verso l’Europa. Questa tendenza potrebbe consolidarsi nel tempo, trasformandosi in un autentico vantaggio strategico per l’Europa. Devono tuttavia essere compiuti progressi tangibili verso una maggiore integrazione finanziaria del Continente, che si possono realizzare in vari modi. 


Quello più dibattuto comporta la creazione di un “safe asset” europeo: un titolo di debito comune, emesso congiuntamente da tutti gli stati membri che possa competere con i buoni del Tesoro americano e fungere da benchmark per la valutazione delle attività finanziarie denominate in euro. Sebbene concettualmente attraente, questa proposta si scontra con notevoli difficoltà politiche e, da sola, non è sufficiente a risolvere il problema. Inoltre, rischia di distrarre l’attenzione da quella che dovrebbe essere la principale priorità europea. Guardando ai numeri, gli Stati Uniti sono il principale emittente di debito pubblico al mondo, con circa 33 trilioni di dollari, seguiti dalla Cina (15 trilioni) e dal Giappone (11 trilioni). I paesi dell’area euro hanno, tutti insieme, un debito pari a circa 14 trilioni: la Francia è il primo paese debitore (3,4 trilioni), seguita dall’Italia (3,1 trilioni) e dalla la Germania (2,9). Per raggiungere una massa critica, bisognerebbe convertire gran parte del debito dei singoli paesi in debito comune, garantito fiscalmente da tutti i contribuenti europei. Il che richiederebbe una modifica dei trattati e il trasferimento di una parte rilevante di sovranità in materia fiscale e di spesa pubblica, che attualmente nessuno stato è disposto ad accettare. Anche l’emissione di nuovo debito europeo, come quello per il Next Generation Eu (pari a 750 miliardi), richiederebbe nuove risorse europee e non avrebbe comunque la scala sufficiente per fungere da asset di riferimento per i mercati.


Come mostrano i casi del Giappone e della Cina, che hanno un debito comparabile all’insieme di quello dell’area euro, la dimensione da sola non basta.  Il dollaro è la valuta privilegiata dagli investitori di tutto il mondo perché consente loro di accedere a un’ampia gamma di strumenti finanziari – non solo titoli di stato – in modo rapido, efficiente e senza restrizioni legate alla nazionalità. La forza del dollaro si fonda su un mercato finanziario aperto, supportato da infrastrutture efficienti, da un sistema legale stabile e reattivo e da una regolamentazione che combina stabilità e competitività. E’ proprio questo che manca all’Europa per consentire all’euro di competere alla pari con il dollaro. Manca una regolamentazione uniforme e trasparente, una vigilanza bancaria e di mercato veramente integrata. Mancano operatori europei – banche, asset manager, private equity, fondi – di dimensioni tali da poter operare a livello globale e offrire e scambiare prodotti liquidi e competitivi in euro. Le autorità politiche europee, sia a livello comunitario che nazionale, sono pienamente consapevoli di queste carenze. Non a caso, hanno sottoscritto in varie occasioni impegni solenni per la realizzazione di un mercato finanziario unico e pienamente integrato, che è la condizione essenziale per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro. Purtroppo, agli impegni solenni non seguono azioni coerenti. Al contrario, molte decisioni prese a livello nazionale producono l’effetto opposto, di frammentare il mercato europeo in tanti piccoli mercati, che sono irrilevanti nel contesto globale, e di impedire la nascita di campioni europei che possano competere con quelli americani. L’euro potrà competere alla pari con il dollaro non quando l’Europa emetterà più debito ma quando si doterà di un mercato finanziario efficiente.

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