Christine Legarde (Ansa)

Editoriali

La Bce taglia i tassi, ma ancora per quanto?

Redazione

Una decisione attesa in un contesto nuovo. L’inflazione fa meno paura, è quasi sotto controllo, ma prima di tornare all'obiettivo del 2 per cento la Bce sembra volersi riservare un margine di manovra per poter agire in fretta qualora la guerra commerciale con gli Stati Uniti dovesse portare a una fiammata dei prezzi

La Bce ha tagliato per la sesta volta i tassi di interesse di 0,25 punti portando il saggio di deposito al 2,5 per cento, che vuol dire costo del denaro più basso per mutui e prestiti. Una decisione attesa, così come era previsto che la presidente Christine Lagarde lasciasse intravedere la possibilità di una pausa nel percorso di allentamento della politica monetaria poiché troppe sono le incertezze che incombono, dai dazi americani ai nuovi piani fiscali per la difesa senza dimenticare i nuovi rincari dei beni energetici. Di fatto, la fine dei tagli dei tassi potrebbe essere vicina, visto che l’inflazione è quasi sotto controllo, ma prima di tornare all’obiettivo del 2 per cento la Bce sembra volersi riservare un margine di manovra per poter agire in fretta qualora la guerra commerciale con gli Stati Uniti dovesse portare a una fiammata dei prezzi oppure se la caduta delle esportazioni dovesse provocare un deterioramento dell’economia europea (le previsioni del pil sono state già riviste al ribasso: 0,9 per cento nel 2025, 1,2 per cento nel 2026 e 1,3 per cento nel 2026).

Lagarde ha ammesso che a fronte dei rischi esiste la possibilità di una maggiore crescita economica  incoraggiata proprio dagli investimenti nel settore difesa-infrastrutture. Ma, sollecitata sul punto durante la conferenza stampa, ha chiarito che se questo è un momento Whatever it takes per la Germania – in riferimento al piano di 500 miliardi in deroga al freno del debito pubblico – tocca ai leader del governo tedesco dirlo e non certo a lei. In realtà, la domanda che le era stata rivolta sembrava anche più maliziosa, come per chiedere alla presidente della Bce se in Europa questo può considerarsi in generale un momento “Whatever it takes”, di passata memoria. Ma Lagarde non è caduta nel tranello ricordando quella che è la mission della Bce, la stabilità dei prezzi, e non la promozione di altri tipi di politiche attraverso la leva dei tassi. Di fatto, però, il cambio inaspettato di politica fiscale della Germania è anche una potenziale svolta nella politica economica europea.

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