Christine Lagarde, presidente della Bce (foto ANSA)

Politica monetaria

La Bce taglia ancora il costo del denaro. Lagarde: "La minaccia dei dazi crea incertezza"

Redazione

Francoforte prosegue sulla strada dei tagli e riduce i tassi di 25 punti base. Bene la spesa per la difesa: "Può contribuire alla crescita", dice la presidente dell'Eurotower. Ma l'aumento delle frizioni nel commercio globale può avere ripercussioni sulle prospettive di inflazione

“Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce”. Così fa sapere la Banca centrale europea dopo il vertice di oggi a Francoforte sul Meno. Si tratta del secondo taglio del 2025 e il sesto consecutivo da giugno, della stessa entità di quello deciso lo scorso 30 gennaio, che aveva fatto calare il tasso di interesse sui depositi dal 3,00 al 2,75 per cento. Si arriva così oggi al 2,50 per cento, unito al 2,65 per cento e al 2,90 per cento degli altri due tassi di riferimento (sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale). 

La decisione era già ampiamente prevista dagli analisti. L'inflazione nell'eurozona dà lievi segnali di miglioramento: nel febbraio 2025 è scesa al 2,4 per cento, rispetto al 2,5 per cento di gennaio, in base a quanto emerge dai dati preliminari dell'Ufficio statistico europeo (Eurostat). Guardando all'Italia il dato si riduce all''1,7 per cento. Nonostante i dati favorevoli, alcuni osservatori sottolineano che il rischio dazi e l'aumento della spesa europea in difesa potrebbero incidere sul ritmo dei tagli nei prossimi mesi. Stando agli esperti della Bce, l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,3 per cento nel 2025, all’1,9 per cento nel 2026 e al 2,0 per cento nel 2027. “La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia” si legge nel comunicato, “l’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,2 per cento nel 2025, al 2,0 per cento nel 2026 e all’1,9 per cento nel 2027”.

Questa ulteriore sforbiciata segnala un progressivo avvicinamento all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2 per cento a medio termine, ma l'Eurotower avverte: “L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo”. La crescita delle retribuzioni, prosegue la nota, “si sta moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”.

L’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma la Bce mostra ottimismo: “L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo”. Di fronte alle perduranti difficoltà, gli esperti della Banca centrale hanno nuovamente corretto al ribasso le proiezioni di crescita: allo 0,9 per cento per il 2025, all’1,2 per cento per il 2026 e all’1,3 per cento per il 2027.

Sui criteri di scelta delle prossime mosse di politica monetaria, la Bce continuerà sul solco delle ultime riunioni, seguendo “un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione”, senza vincolarsi necessariamente a un particolare percorso dei tassi.

 

L'impatto delle spese per la difesa e dei dazi

La crescita dell'eurozona “potrebbe essere più elevata se le condizioni di finanziamento più facili e il calo dell'inflazione consentiranno una ripresa più rapida dei consumi e degli investimenti interni. Anche un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe contribuire alla crescita”, ha detto la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa a Francoforte. Sullo sfondo c'è un piano stimato a 800 miliardi di euro per aumentare in modo massiccio la spesa militare presentato dalla Commissione europea, insieme a un fondo speciale da 500 miliardi di euro per infrastrutture e difesa annunciato in Germania dal leader della Cdu e cancelliere in pectore Friedrich Merz

 

                   

I dazi non sono per nulla una buona cosa, ancora di più tenendo conto di eventuali ritorsioni”, ha proseguito la presidente in merito alla politica commerciale aggressiva degli Stati Uniti: “Sono negativi sotto ogni aspetto, anche prima che vengano imposti per tutta l'incertezza che comportano”. Ed è proprio l'incertezza che suggerisce prudenza sulle prospettive di inflazione:  "L'aumento delle frizioni nel commercio globale sta aggiungendo ulteriore incertezza alle prospettive di inflazione nell'area dell'euro", ha detto Lagarde sottolineando come "un'escalation generale delle tensioni commerciali potrebbe vedere l'euro deprezzarsi e i costi delle importazioni aumentare, il che eserciterebbe una pressione al rialzo sull'inflazione". 

 

Di più su questi argomenti: