Big tech
Google punta sul nucleare per dare energia ai suoi data center
Il colosso della Silicon Valley si aggiunge alla lunga lista di aziende che hanno investito su reattori modulari e centrali nucleari: l'obiettivo è soddisfare la domanda di energia e mitigare le emissioni inquinanti, che aumentano anche per i maggiori investimenti nell'intelligenza artificiale
Lunedì 14 ottobre Google ha annunciato di aver firmato "il primo accordo aziendale al mondo per l'acquisto di energia nucleare da più piccoli reattori modulari (Smr)”, sviluppati dalla startup Kairos Power. L'intesa prevede l'entrata in funzione del primo reattore già entro il 2030, per poi proseguire con ulteriori implementazioni di reattori fino al 2035. Nel complesso, spiegano da Mountain View, questo accordo – di cui ancora non sappiamo i dati più strettamente finanziari – “consentirà fino a 500 megawatt di nuova energia priva di emissioni di carbonio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 alle reti elettriche statunitensi e aiuterà più comunità a beneficiare di energia nucleare pulita e conveniente”.
Al di là del beneficio collettivo, il colosso del web vede il nucleare come fonte capace di assorbire gli imponenti costi energetici legati alla funzione delle proprie infrastrutture informatiche. Dal suo ultimo report ambientale emerge infatti che nel 2023 il consumo energetico dei data center di Google abbia superato i 24 TWh nel 2023, pari al il 7-10 per cento del consumo di elettricità di tutti i data center globali e circa lo 0,1 per cento della domanda globale di elettricità. A pesare maggiormente su questo bilancio c'è l'intelligenza artificiale, ormai integrata in diversi prodotti Google, che ha contribuito a fare crescere del 17 per cento il consumo totale di elettricità rispetto al 2022 e del 13 per cento le emissioni totali di gas serra.
Proprio per ridurre l'impatto climatico della propria infrastruttura, senza interrompere gli investimenti a supporto dell'IA, Google ha deciso di optare per la soluzione nucleare. In grado, spiega l'azienda, di offrire “una fonte di energia pulita che può aiutarci a soddisfare in modo affidabile le richieste di elettricità con energia priva di emissioni di carbonio ogni ora di ogni giorno”, sfruttando sei o sette reattori con dimensioni ridotte e a design modulare, per "consentire l'implementazione in più luoghi e rendere più prevedibile la consegna finale del progetto”.
L'iniziativa di Google si aggiunge così al lungo elenco delle big tech che nell'ultimo periodo hanno deciso di investire nel nucleare per sostenere i consumi delle proprie tecnologie sempre più energivore. Verso metà settembre, la multinazionale dell'informatica Oracle Corporation si è detta pronta a investire su tre Smr per sostenere la domanda energetica di nuovi data center capaci di superare il gigawatt di potenza. Lo scorso marzo, invece, una controllata del produttore texano di energia Talen Energy Corp ha venduto per 650 milioni di dollari ad Amazon un enorme campus di data center situato in Pennsylvania, la cui capacità energetica da 960 MW sarà interamente alimentata dalla centrale nucleare poco distante di Susquehanna. Nel medesimo stato americano prenderà corpo la riqualificazione dell'impianto di Three Mile Island, protagonista di un incidente nucleare nel 1979, per mano di Microsoft e della società energetica americana Constellation Energy. Un lavoro da circa 1,6 miliardi di dollari, di cui si stima l'entrata in funzione già entro i prossimi quattro anni, con una fornitura massima di 835 mw di elettricità, potenzialmente capace di alimentare circa 700.000 abitazioni.
tra debito e crescita