Uno sguardo positivo
Perché il pil record degli Stati Uniti smentisce l'impianto cupo dell'agenda trumpiana
Le previsioni del Fondo monetario internazionale infondono un po' di ottimismo: l’economia va, spinta dalla locomotiva americana
“A dispetto delle fosche previsioni, l’economia globale resta notevolmente resiliente con una crescita costante e una inflazione che rallenta quasi tanto velocemente quanto era cresciuta”: è questo il messaggio del Fondo monetario internazionale che ieri a Washington ha diffuso il suo outlook di primavera. Tra le fosche previsioni c’erano anche le due guerre, in Ucraina e a Gaza, oggi potremmo aggiungere il rischio che il conflitto in Medio Oriente diventi una deflagrazione ben più grande. Mettiamoci l’interruzione della catena delle forniture, la crisi energetica e quella del grano dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i blocchi navali e la guerra corsara nel Mar Rosso. Eppure l’economia va, spinta dalla locomotiva americana. Gli Stati Uniti viaggiano a ritmo doppio rispetto ai paesi del G7: +2,7 per cento quest’anno, +0,8 nell’area euro, +0,5 nel Regno Unito e +0,9 in Giappone. La Cina sta manifestando segni di ripresa dopo gli anni di prostrazione post Covid (il Fmi prevede +4,6 per cento quest’anno); tuttavia la macchina mondiale sembra proprio trovarsi nella patria del capitalismo. E’ conseguenza di fattori entrati in gioco dopo l’uscita alla grande crisi finanziaria del 2008-2010, e talvolta anche grazie a come se ne è usciti.
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