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L'operazione Swisscom-Vodafone apre alle fusioni nelle tlc, antitrust permettendo

Mariarosaria Marchesano

Le trattative sono in fase avanzata anche se non c'è ancora nulla di definitivo. Quel che è certo è che il consolidamento nel settore delle tlc appare ormai una strada obbligata in tutta Europa. La reazione dei mercati e l'incognita dei regolatori

Se andasse in porto l’acquisto di Vodafone Italia da parte di Swisscom vorrebbe dire essenzialmente tre cose. La prima è che una società controllata dal governo svizzero ha scalato le quote del mercato telefonico italiano (Swisscom controlla già Fastweb). La seconda è che il consolidamento nel settore delle tlc appare ormai come una strada obbligata, antitrust permettendo. L’ambizione di avere un mercato concorrenziale in Europa, a vantaggio degli utenti che negli ultimi anni hanno beneficiato della guerra tariffaria, si sta rivelando una velleità alla luce dei margini degli operatori diventati sempre più esigui e dei loro debiti sempre più elevati. La terza è che nasce un temibile concorrente per Telecom Italia, che sta gestendo la delicata fase di cessione dell’infrastruttura di rete al fondo Usa Kkr. Quel che resterà dell’ex monopolista tricolore, vale a dire una società focalizzata sul business dei servizi (fisso e mobile) dovrà giocare un ruolo da protagonista nel processo di concentrazione sul mercato se non vorrà essere a sua volta fagocitato da altri player. Cosa che, peraltro, è stata fatta chiaramente intendere di recente anche dall’ad di Telecom Italia, Pietro Labriola.  

 

La conferma che le trattative per vendere le attività italiane di Vodafone a Swisscom sono in fase avanzata, anche se non c’è ancora nulla di definitivo, è arrivata ieri direttamente da Margherita Della Valle, ceo di Vodafone Group, la quale ha dichiarato che l’operazione fornirebbe “la migliore combinazione di creazione di valore, proventi in contanti e certezza della transazione per gli azionisti del gruppo telefonico”. Nella sostanza, però, l’offerta della società elvetica sarebbe risultata più convincente agli occhi di Vodafone perché prevede una maggiore componente in contanti (pari a 8 miliardi di euro) rispetto a quella avanzata qualche settimana fa dalla francese Iliad, nonostante quest’ultima proponesse una partecipazione paritetica (50 e 50) e non un’acquisizione vera e propria. Ma com’è stata accolta la notizia sul mercato italiano?

 

Secondo un’analisi del centro studi di Mediobanca, l’accordo con Fastweb-Swisscom “creerebbe il secondo operatore italiano di banda larga su linea fissa con una forte presenza nel pregiato segmento business. Dovrebbe, inoltre, affrontare, minori ostacoli normativi rispetto a una combinazione con Iliad, ma offrirebbe potenziali sinergie inferiori”. Il passo, ad ogni modo, va nella giusta direzione poiché, sostengono gli esperti di Piazzetta Cuccia, fusioni e acquisizioni sono le uniche che possono innescare “un virtuoso processo di aumento dei prezzi” fondamentale per mantenere le aziende telefoniche in equilibrio. E non si possono neanche escludere “fusioni a tre” in futuro insieme con altre forme di cooperazione tra gli operatori del settore.   

 

Uno studio di Intesa Sanpaolo sottolinea, invece, come emerga qualche anomalia nel confronto tra l’offerta di Iliad e quella di Swisscom per Vodafone Italia. A ben guardare, dicono gli analisti della prima banca italiana, “la sorpresa è il prezzo basso offerto (a meno che non ci manchi qualche informazione), che è inferiore alla parte in contanti dell’offerta Iliad”. Ma al momento non si conoscono tutti i dettagli delle trattative tra le parti ed è difficile fare un paragone puntuale. Inoltre, è possibile che a favore di Swisscom abbiano pesato altri fattori come il fatto che la fusione Fatsweb-Vodafone dovrebbe ottenere il via libera solo dell’antitrust italiano mentre con Iliad sarebbe entrata in gioco l’autorità di Bruxelles, rendendo l’affare potenzialmente più impegnativo.   

 

Secondo gli analisti di Equita, “si tratta di un consolidamento che modifica in modo meno profondo gli equilibri di mercato rispetto all’ipotesi Vodafone-Iliad”. Ma soprattutto bisogna considerare che la casa francese che fa capo al miliardario Xavier Niel “rimarrebbe interessata a qualche forma di consolidamento sul mercato italiano”. Cosa che, ovviamente, fa accendere i riflettori su Telecom Italia e le sue future mosse per aumentare il peso nei servizi soprattutto nel mobile. La morale della favola è che nella telefonia si apre una prospettiva di aggregazioni nel nostro paese ma anche in tutta Europa e che questo porrà dei problemi a livello di antitrust. A livello europeo, precisa l’analisi di Mediobanca, una posizione più favorevole dei regolatori potrebbe arrivare una volta che sarà nominata la nuova Commissione, dopo le elezioni del Parlamento Ue di giugno. 

 

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