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Piace anche a Confartigianato il rilancio dell'istruzione tecnica di Valditara

il ddl sembra rispondere alle preoccupazioni del mondo produttivo perché, con il rilancio complessivo dell’istruzione tecnica, punta ad aggredire un mismatch di competenze che tocca punte del 60 per cento, producendo un grave danno alla competitività delle aziende

Siamo un paese “alla ricerca del talento perduto” e la carenza di manodopera qualificata costa alle piccole imprese 10,2 miliardi di mancato valore aggiunto a causa dei posti di lavoro che rimangono scoperti per oltre sei mesi. La denuncia è arrivata da Confartigianato: a lanciarla, il 21 novembre, durante l’Assemblea della Confederazione degli artigiani e delle Mpi, è stato il presidente Marco Granelli che ha sottolineato quanto gli sforzi dei piccoli imprenditori per agganciare la ripresa siano ostacolati dalla difficoltà a reperire, nel 2022, 1,4 milioni di lavoratori. Tutto questo a fronte del grande “spreco” rappresentato da 1,5 milioni di giovani tra i 25 e i 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro, un numero che assegna all’Italia il primato negativo nell’Unione europea per giovani inattivi. Tutto ciò ha origine anche dal gap scuola-lavoro e da un sistema formativo che fatica a formare competenze sempre più evolute per affrontare le transizioni green e digitale e a offrire alle nuove generazioni una bussola per intraprendere concrete opportunità di esperienze in azienda, a cominciare dall’apprendistato.

 

Ora qualcosa si muove. L’allarme delle imprese ha spinto il governo a occuparsi del problema con il varo, lo scorso 18 settembre, del  disegno di legge, firmato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che istituisce la filiera formativa tecnologico-professionale e che ora è all’esame della commissione Cultura del Senato. Nell’intento dell’Esecutivo, il ddl sembra rispondere alle preoccupazioni di Confartigianato perché, con il rilancio complessivo dell’istruzione tecnica, punta ad aggredire un mismatch di competenze che tocca punte del 60 per cento, producendo un grave danno alla competitività delle aziende, a cominciare dalle Pmi
E proprio da Confartigianato è arrivato il giudizio positivo sul provvedimento che il presidente Granelli considera “l’occasione per innalzare la qualità dell’offerta formativa professionalizzante, con uno stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori, il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali e gli strumenti di alternanza scuola-lavoro, come l’apprendistato duale”.

 

“Confartigianato – spiega il presidente di Confartigianato – sostiene da sempre l’importanza di una filiera della formazione professionale che integri i percorsi tecnico-professionali scolastici, la formazione professionale regionale (IeFp) e gli Its per formare le competenze legate ai profili richiesti dal mercato del lavoro. Si tratta, infatti di percorsi che formano la maggior parte delle figure richieste dalle piccole e medie imprese, collegate alle filiere produttive della manifattura e del Made in Italy, e il cui obiettivo deve, quindi, essere quello di consentire ai giovani di acquisire competenze maggiormente spendibili nel mercato del lavoro”. Per Granelli, in particolare, è “positiva l’istituzione, all’interno del ministero dell’Istruzione e del Merito, della Struttura tecnica dedicata alla promozione della filiera formativa tecnologico-professionale, con la funzione di sostenere le sinergie tra i percorsi tecnico-professionali, gli Its e il mondo imprenditoriale, con un’attenzione alla formazione di competenze richieste dal mercato del lavoro, all’innovazione e al trasferimento tecnologico”. Insomma, sembrano esserci le premesse per avvicinare scuola, giovani, imprese, per ritrovare e valorizzare quel talento e quel ‘saper fare’ evocati da Confartigianato e che sono indispensabili per garantire il futuro del made in Italy.

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