Una turbina eolica alta tre metri, composta da 7.000 mattoncini Lego e perfettamente funzionante in Customs House Square, Sidney (Cameron Spencer/Getty Images) 

editoriali

La Lego ci ripensa sul petrolio

Redazione

Il gruppo danese indica la strada per la sostenibilità: non divieti ma innovazione

Contrordine bambini: liberarsi dal petrolio non sarà così facile. Se volete continuare a divertirvi coi Lego, dovrete rassegnarvi a dipendere dal greggio. Lo ha confermato lo stesso gruppo danese, dopo aver investito considerevoli somme in ricerca e sviluppo per realizzare i propri mattoncini con materiali non a base di petrolio. La speranza era quella di sostituire il polimero Abs, oggi utilizzato, col Pet ricavato dalle bottiglie di plastica riciclata. Sembrava una buona idea ma i tecnici si sono dovuti arrendere all’evidenza: il processo per lavorare i rifiuti e trarne le caratteristiche necessarie a garantire la godibilità e la sicurezza dei suoi giochi avrebbe paradossalmente prodotto più emissioni di quelle generate seguendo la prassi tradizionale.

  

“All’inizio – ha spiegato Niels Christiansen, il capo dell’azienda – credevamo che sarebbe stato facile trovare un materiale magico o nuovo ma le cose non sono andate così. Abbiamo provato centinaia e centinaia di materiali. Semplicemente non siamo riusciti a trovarne uno adatto”. Le intenzioni erano le migliori: Lego aveva deciso che dal 2030 l’avrebbe fatta finita col petrolio, e in realtà già dal 2018 utilizza in alcuni pezzi materiali di origine vegetale. Non solo perché si è dimostrato difficile arrivare a un risultato accettabile, ma ciò avrebbe richiesto di stravolgere le fabbriche nei quali i mattoncini vengono prodotti, generando ulteriori emissioni.

 

Questo non significa che i privati non possano darsi da fare per ridurre i propri impatti ambientali: Lego stessa ha detto che triplicherà il budget dedicato a questi temi.

 

Questa storia ha però una morale che industrie e politici dovrebbero imparare: tra il dire e il fare c’è di mezzo la realtà, e spesso si fa di più e meglio seguendo la logica dei piccoli passi che quella dei salti nel buio. La transizione arriverà dall’innovazione, come quella che già oggi Lego utilizza per migliorare la sua performance di sostenibilità, non dai sogni di rivoluzione che talvolta anche le aziende vendono a sé stesse e agli altri.

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