Editoriali

Sul rialzo dei tassi la Fed non vede la fine

Redazione

Per il presidente della Federal reserve Jerome Powell l’inflazione è “troppo alta”, la Banca centrale europea potrebbe seguire nella stretta

Jerome Powell è tornato all’antico, a quando il banchiere centrale esercitava la sua arte attraverso vaticini oscuri. Aprendo il simposio di Jackson Hole, il presidente della Fed ha detto: “Procederemo con cautela nel decidere se stringere ulteriormente” aumentando i tassi. L’unica cosa chiara è che il costo del denaro negli Usa non diminuirà, al limite potrà restare invariato. L’inflazione è ancora “troppo alta” e  se continua a mostrarsi robusta la Fed darà un nuovo giro di vite.  Nota il Wall Street Journal che il discorso di Powell mostra come stia provando “a infilare l’ago” per far scendere i prezzi senza provocare inutilmente un severo rallentamento, alla ricerca di un “tasso neutrale”. Ma dalla cruna il cammello stenta a passare. “Due mesi di dati positivi è solo l’inizio”, ha aggiunto respingendo le sirene di chi pensa che la svolta sia cominciata e non ci sia più bisogno di tirare  il freno. Non si parla nemmeno di rivedere l’obiettivo del 2 per cento, come molti economisti suggeriscono; Powell ha rimandato la proposta ai mittenti, tra i quali il premio Nobel Paul Krugman. Pur con molti caveat, il capo della Fed ha indossato le penne del falco.

Christine Lagarde si sta fregando le mani: potrà seguire la stessa tattica, “cautela” è la password che apre tutte le porte. Il paradosso è che tra le due sponde dell’Atlantico le parole hanno spesso un significato diverso. Dire che i tassi potranno restare alti a lungo, nell’area euro significa che non c’è bisogno di alzarli ancora – come sostengono le colombe, tra le quali Fabio Panetta ormai prossimo governatore della Banca d’Italia – nell’area dollaro, invece, che non è  escluso possano salire ancora. C’è tra Fed e Bce una distanza di un punto percentuale (rispettivamente 5,5 per cento e  4,5 per cento ) con un tasso d’inflazione in entrambi i casi attorno al 5 per cento. Dunque, la Bce potrebbe essere indotta ad allinearsi. Ma, e questa è l’altra fondamentale differenza, in Europa il denaro più caro ha cominciato a mordere sull’economia reale. E in Italia pesa come un masso sul costo del debito pubblico.

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