L'aeroporto di Roma la prima domenica di luglio. Foto LaPresse

L'inflazione del nostro scontento

Case, libri, auto, viaggi triplicati: non me lo so spiegare io 

Michele Masneri

Aiuto! Turisti famelici, alberghi più cari, mercato degli affitti fuori controllo. Coi suoi prezzi pazzi l’Italia sta diventando un posto che gli italiani non possono più permettersi? Viaggio nelle nostre pazzie  

Una volta era “galoppante”, participio presente equino che non usa più, ma l’andatura è quella anzi più spedita. Non i drammi di Santanché, non i sommergibili americani abbienti, il tema dell’estate è infatti solo uno, l’inflazione. Reale e percepita.  Forse più che galoppante sciabattante? Secondo i dati ufficiali addirittura cala, siamo al 6,4 per cento,  ma vaglielo a dire a chi sotto l’ombrellone si trova il prezzo del lettino raddoppiato. O a chi torna a Roma dopo anni e si trova la stanza d’hotel  triplicata.

 

Alcuni esempi: il Locarno, albergo cosiddetto di charme, rifugio radical e un po’ chic – Alain Elkann gli ha dedicato pure un romanzo - dove passare una notte dietro piazza del Popolo, amato soprattutto da milanesi in trasferta, ora è alla portata solo di sceicchi ed emiri, 900 euro la doppia (una volta era trecento). Altro scenario: Hotel Punta Tragara, Capri, un tempo era mille, o anche 800 in bassa stagione. Ora tremila, anche 3400. Si dirà: problemi da primo mondo, signora mia (se vogliamo considerare lusinghieramente l’Italia primo mondo, ok). Ma non parliamo solo di lussi. I viaggi aerei, comunque, sono aumentati del 50 per cento, anche quelli più scrausi. Per i poveracci che stanno in città e non vogliono “fa la colla”, come diceva una jeune fille en fleur, ecco il climatizzatore. Un tempo quello basico da volantino  stava a 599 euro, ora è tipo a 2400 che con “sconto in fattura” viene 1200 e ti fanno pagare pure l’installazione. Insomma non solo il turismo è tornato quello di una volta, siamo ai bauli e all’Orient Express, ma pure l’aria condizionata è tornata a essere lusso sibaritico. Sarà il ritorno della pala e del ventaglio?  

 

Sarà  il “revenge tourism” teorizzato dal Wall Street Journal, quello  per cui americani europei e mo’ pure i cinesi finalmente liberati dal giogo del lockdown e dalla coda lunga del pangolin selvaggio ora si tuffano sul turismo che incombe sempre su noi, Grecia Spagna Italia? Città piene. Scrigni d’arte. Pieni pure noi però. Per passeggiare al Pantheon ci si muove come tra le calli veneziane, ti devi attaccare alle maniglie (dell’amore di qualche americano in ciabatte) per non esser trascinato via dalle folle che inseguono su Google Maps le loro vie dei canti verso the real Fettuccine Alfredo (anche in versione senza glutine, triplicate pure quelle).

 

Intanto tutti alzano i prezzi. Al Pantheon ora l’ingresso costa cinque euro, ma il revenge tourist incattivito e tignoso non demorde. A Venezia vedi le torme di turisti tutti in fila fino all’ultima calle, poi Google maps ti dice: e adesso attraversa, ma loro stanno lì, come i pinguini sull’iceberg, prima del suicidio collettivo, perché Maps non ti dice che c’è il canale in mezzo (pare che il comune di Venezia sia l’unico al mondo a chiedere soldi a Google per fotografare le sue calli e dunque tracciarle bene sulle mappe). Oppure, i turisti vendicatori arrivano all’Harry’s Bar a corto di personale ma col risotto a 54 euro a porzione. Pure i gelati sono rincarati (cit.). Un ghiacciolo? Si parla pure di inflazione da Calippo, coi prodotti Algida aumentati di venti volte dal 2002 a oggi  (da 0,8 a 2,4 euro).

 

Insomma, come la giri, un disastro. Inflazione sudamericana senza maracas né sabor tropical. Il governo intanto è tutto arrabbiato – come te sbagli – contro la cattiva Europa: l’unica cosa su cui è unito; se da una parte c’è la presidente della Bce, Christine Lagarde, che conferma un nuovo rialzo dei tassi di interesse a luglio – il decimo consecutivo – dall’altra los Melonistas la considerano  “la ”ricetta semplicistica”: “Certamente è giusto combattere l’inflazione con decisione ma la semplicistica ricetta dell’aumento dei tassi intrapresa dalla Banca centrale europea non appare agli occhi di molti la strada più corretta da perseguir; la cura non può diventare più dannosa della malattia”, ha detto doña Meloni. E  Matteo Salvini, vicepremier e capo della Lega, aveva definito la stretta dell’Eurotower “una scelta insensata e dannosa” che colpisce “pesantemente famiglie e imprese”, mentre “non favorisce la crescita”. Antonio Tajani, ora presidente di Forza Italia: “Non credo che la Bce vada in direzione della crescita continuare ad aumentare i tassi di interesse: si rischia la recessione”. Anche Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, si chiede “se la Bce sia la banca centrale tedesca o la banca centrale europea”.  

 

E chi ci pensa più a quegli oscuri oggetti del desiderio, le case da comprare, nei palazzi tutti pittati che risplendono nei centri storici,  rifiniti e ripuliti in questi anni tra bonus super e iper, e che adesso guardiamo con cupidigia come beni di extralusso? Il mercato degli affitti già è imploso, perché nessuno si avventura più a comprare, tutti cercano a pigione, se poi c’è da ristrutturare peggio me sento. L’impianto elettrico nuovo è esotico come la Ferrari fuoriserie, l’imbianchino è aspirazionale come il sarto Capucci d’alta moda. Ma il governo sovran-nazionale,invece che spezzare le reni alla Bce, un rappel à l’ordre a tutti quelli che si sono arricchiti in questi anni, banche e utilities e falegnami e ristrutturatori e pizzicagnoli e che ti dicono dell’ombrellone triplicato “è colpa della guerra in Ucraina”, glie lo vorrà fare?

 

Il governo studia una stretta sugli AirBnb (più che una stretta uno “stretch; bisogna prenotare almeno due notti, grazie, ma è quello che chiedono già il 90 per cento degli inserzionisti, che non si sbattono a cambiarti il letto per una sola). Mentre Milano apre la sua metropolitana che porta direttamente a Linate, mentre Ita diventa tedesca e porterà sempre più turisti imbizzarriti e revanscisti nelle città d’arte, l’Italia che visse d’arte e d’amore diventerà un posto che gli italiani non si potranno più permettere? Dice che da noi non ci sono le rivolte delle  banlieue perché ci sono le pensioni di ‘pora nonna e ci conosciamo tutti, ma occhio, perché il capro espiatorio è lì pronto: è il turista sciabattante, il turista pluto-demo è un attimo che viene messo in mezzo, il turista che voleva vendicarsi e invece ci vendichiamo noi. Sarebbe tanto tanto liberatorio. E, per una volta, gratis. 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).