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Calenda difende la proposta di legge sul salario minimo. Il dibattito con il Foglio

"Con uno scenario di inflazione alta che colpisce i redditi bassi, c'è bisogno di un discorso altrettanto chiaro: i lavoratori vanno pagati decorosamente”, dice il leader di Azione in una conversazione con Luciano Capone sulla pagina Instagram del Foglio

Francesco Bercic

Il salario minimo non è la panacea di tutti i mali. Noi portiamo avanti da sempre una battaglia contro l’irrigidimento dei contratti. Ma oggi, con uno scenario di inflazione alta che colpisce i redditi bassi, c’è bisogno di un discorso altrettanto chiaro: i lavoratori vanno pagati decorosamente”. Così Carlo Calenda, nel dialogo con Luciano Capone sulla pagina Instagram del Foglio, motiva la proposta di legge unitaria firmata dalle opposizioni (con l’eccezione di Italia Viva) sul salario minimo, depositata oggi alla Camera. Due sono i punti fondamentali secondo il leader di Azione: “Abbiamo fissato una soglia a 9 euro, ma ci sono 12 mesi per recepire la proposta e adeguare i contratti che sono sotto i 9 euro, a differenza di quanto voleva il M5s. Inoltre, questo salario minimo non è indicizzato, perché avrebbe altrimenti determinato una rincorsa tra prezzi e salari, rischiando di creare una spirale inflazionistica”. La proposta prefigura quindi la creazione di una commissione con rappresentati delle istituzioni e delle parti sociali per adeguare di volta in volta il trattamento economico minimo.

Lo stesso Calenda, condividendo a suo tempo sui social un articolo del Foglio, aveva commentato ironicamente: “Ci manca solo che Rocco Casalino fissi il livello del salario minimo”. Ciononostante, nella proposta attuale c’è una soglia fissa di 9 euro. Perché non affidare ex ante la valutazione a una commissione? “Il tempo di elaborazione e di adeguamento dei contratti aggiunto al tempo che ci vorrebbe per il lavoro di una commissione rinvierebbe il salario minimo di almeno tre anni, non ce lo possiamo permettere. L’emergenza dei salari bassi associata all’inflazione oggi ha modificato radicalmente lo scenario. Il salario non è una cifra qualsiasi, ma determina le condizioni di vita: c’è un numero elevatissimo di persone vicino alla povertà assoluta. E’ un problema emergenziale che diventa un problema sociale”.

Il salario minimo, avvisa tuttavia Calenda, “non risolve il problema della povertà lavorativa”. La proposta, per il capo di Azione, è “un pezzettino di una strategia molto più ampia: l’impresa 4.0, cioè l’utilizzo dei fondi del Pnrr per stimolare gli imprenditori a convertire i margini di profitto in investimenti; un salario minimo costruito con l’aggiornamento dei contratti nazionali; agenzie che forniscono la formazione a 580 mila profili di cui c’è richiesta sul mercato del lavoro”. E, sulla possibilità di un riscontro da parte della maggioranza, Calenda aggiunge: “Il governo sulla formazione da parte delle agenzie private e sulle imprese 4.0 sembra essere d’accordo: discutiamone, perché non possiamo fare finta di nulla”.

C’è infine una questione politica. Su altri temi, come la riforma della giustizia, il partito di Calenda ha appoggiato l’azione del governo. E’ più facile dialogare con la maggioranza o con il resto dell’opposizione? “Dipende. Su un tema come l’energia nucleare è ad esempio più proficuo lavorare con il governo. La discussione generale con l’opposizione è viziata da un tema: il M5s si pone al di fuori di qualsiasi tipo di dialogo a causa della questione Ucraina. In ogni caso, il problema non è tanto pensarla allo stesso modo: il problema è che al dunque nessuno fa un cacchio”.

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