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Una banca pubblica per le Pmi, per una nuova finanza d'impresa

Marco Granelli

Per aiutare davvero le piccole e medie imprese, come dice di voler fare la premier Meloni, c'è bisogno di un adeguato flusso di risorse mirato alla creazione di valore produttivo e benessere diffuso

Nel suo intervento all’inaugurazione del Salone del mobile, lo scorso 18 aprile, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha richiamato uno degli aspetti cruciali per sostenere il rilancio del made in Italy, vale a dire “strumenti finanziari per far crescere le piccole e medie imprese”. Lo ha indicato come uno dei tre pilastri, insieme alla lotta a contraffazione e concorrenza sleale da un lato e alla formazione e alle competenze dall’altro, di una prossima iniziativa del governo per valorizzare l’eccellenza italiana.

 

Lo considero un importante segnale di attenzione, quantomai opportuno visto che la stretta monetaria influisce pesantemente sul costo del credito delle piccole imprese con un rallentamento del flusso dei prestiti. Le rilevazioni più recenti mostrano che a gennaio 2023 il tasso sui finanziamenti alle aziende di piccola dimensione è pari al 4,38 per cento, con una crescita di 227 punti base in un anno e concentrata proprio nel periodo della stretta monetaria.  La stessa Banca d’Italia, in un’analisi di ottobre 2022, afferma: “Dopo la doppia recessione le politiche di offerta delle banche sono diventate più selettive per tutte le imprese ad eccezione di quelle grandi”; “criteri di offerta più severi sono stati applicati principalmente nei confronti delle microimprese” e “gli shock che hanno colpito il paese si sono tradotti in cambiamenti persistenti nell’offerta di nuovi prestiti, con un significativo spostamento dalle aziende di minori dimensioni a quelle più grandi”.

 

Noi imprenditori abbiamo bisogno di chi dà fiducia alle nostre idee, di chi sostiene i nostri progetti, il nostro lavoro. Il credito, i finanziamenti sono il nostro ossigeno. La finanza d’impresa rappresenta quindi un fattore strategico per sostenere gli sforzi del sistema produttivo e consolidare le prospettive di ripresa del paese. E’ un aspetto sul quale ci aspettiamo convergano l’attenzione e l’azione di governo. La distanza del mondo del credito tradizionale dalle esigenze della micro e piccola impresa è ormai diventata un fatto strutturale che ci impone ragionare su nuove soluzioni alternative alla dipendenza bancaria e a nuove forme di accesso alle risorse indispensabili a finanziare lo sviluppo delle Mpmi, indispensabile per il rafforzamento del made in Italy.

 

In particolare, penso non sia più rinviabile la riqualificazione dei servizi per il credito, soprattutto, degli strumenti finora utilizzati come la garanzia, i confidi, le convenzioni bancarie, e contemporaneamente vanno sperimentate tutte le nuove forme di organizzazione dell’incontro tra offerta di risparmio e domanda di investimenti, in particolare negli ambiti fintech e di nuova finanza.  Ma, soprattutto, occorre progettare nuove politiche, anche pubbliche, di sostegno al credito di piccolo importo.

 

Penso, in particolare, alla creazione di una Banca pubblica per le Pmi per ricostituire un adeguato flusso di risorse mirate alle attività d’impresa meritevoli del credito finalizzato alla creazione di valore produttivo e benessere diffuso. Contemporaneamente, vanno consolidati gli strumenti di garanzia. In questi ultimi anni abbiamo assistito a un’attività straordinaria del Fondo di garanzia per le Pmi, il principale strumento pubblico nazionale a sostegno dell’accesso al credito delle imprese di minori dimensioni. Dal 2000 al 2019 le garanzie deliberate dal Fondo sono state pari a 97,3 miliardi di euro e nel 2020 e 2021, per effetto della crisi pandemica, sono aumentate fino a 173,5 miliardi di euro. E’ stato anche fondamentale il ruolo della garanzia mutualistica dei Confidi, che sono riusciti a integrare l’azione di sostegno pubblico. Oggi che ci sforziamo di costruire una nuova normalità, non si può disperdere quanto di buono, con l’intervento del Fondo, l’emergenza ha portato alla luce. E’ tempo di strutturare forme di garanzia complementari, in cui, accanto alla garanzia pubblica del Fondo centrale, si consolidi il ruolo dei Consorzi fidi che, rimodulando il proprio ruolo e disegnando nuovi ambiti in cui apportare utilità alla piccola impresa, possono continuare a supportare il sistema produttivo e sostenere lo sviluppo economico e sociale del paese.

Marco Granelli
presidente di Confartigianato

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