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Editoriale

Il conto scoperto della Cgil sul Def

Redazione

Landini attacca il Documento di economia e finanza e presenta la sua lunga lista della spesa: cuneo fiscale, smantellamento della legge Fornero, più fondi per sanità e istruzione, rinnovo dei contratti pubblici. Ma chi paga?

La Cgil ha illustrato le sue critiche al Def, approfittando del palcoscenico istituzionale dell’audizione di fronte ai membri delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. O, per meglio dire, il sindacato guidato da  Maurizio Landini ha presentato la lista della spesa. La principale – e unica – contestazione è infatti che l’esecutivo non mette abbastanza soldi a disposizione del paese. L’interpretazione della situazione economica è puramente keynesiana: poiché il barometro dei mercati internazionali segna, se non proprio cattivo tempo, bonaccia, allora “il problema risiede nella domanda”.

 

Pur riconoscendo che Palazzo Chigi impegna le poche risorse disponibili per il taglio del cuneo fiscale a favore dei redditi medio-bassi (ma non abbastanza, ça va sans dire), la Cgil punta il dito contro una politica fiscale “restrittiva”, nonostante il deficit ancora per quest’anno sia fissato al 4,5 per cento. Che fare, allora? I Landini boys chiedono uno sforzo maggiore sulla riduzione del cuneo fiscale, accusano la maggioranza di non aver rispettato le promesse elettorali sullo smantellamento della legge Fornero, pretendono un incremento dei fondi per sanità e istruzione, contestano il superamento del Reddito di cittadinanza, vogliono l’indicizzazione delle detrazioni per neutralizzare il fiscal drag, reclamano il rinnovo dei contratti pubblici e suggeriscono di affiancare altri investimenti pubblici a quelli del Pnrr (che già si fa fatica a mettere in esecuzione). Di fronte a tanta generosità, e pur contestando al Mef di non aver individuato con sufficiente precisione le coperture per le spese già programmate, le dodici pagine della memoria a firma Cgil non rispondono a una domanda che neppure pongono: chi paga? Dove trovare i soldi? Diceva Maffeo Pantaleoni che qualunque imbecille può inventare una nuova tassa. Figurarsi cosa direbbe di chi vuole estrarre più denari dalle casse pubbliche senza darsi la pena di proporre una copertura.

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