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I dubbi dei mercati sul salvataggio Ubs-Credit Suisse: il rischio contagio agita le Borse

Mariarosaria Marchesano

La banca in crisi verrà rilevata dalla concorrente ma sulle piazza finanziarie europee il piano non convince: aperture in netto calo in tutto il continente, Piazza Affari è arrivata a perdere fino al 2,7 per cento

E’ ufficiale: i mercati europei credono nella possibilità di un contagio della grave crisi di Credit Suisse, nonostante il piano di salvataggio che prevede l’acquisto da parte della concorrente Ubs e una gigantesca iniezione di liquidità da parte della Banca nazionale Svizzera. Che si tratti di semplice panico o di una convinzione, stamattina le borse del vecchio continente hanno aperto in netto calo con Piazza Affari che è arrivata a perdere fino al 2,7 per cento per poi recuperare molto rapidamente e chiudere in positivo. La tensione è massima e con questa la volatilità degli indici. Un’azione coordinata tra banche centrali (Fed, Bce, banche di Svizzera, Giappone e Regno Unito) è stata messa a punto nel weekend per calmierare i mercati nel caso la situazione dovesse mettersi al peggio. 

“Non ci sono dubbi che il settore bancario italiano/europeo sia più solido e capitalizzato rispetto al passato – spiegano gli analisti di Equita nella nota mattutina - Tuttavia il rischio principale che vediamo con l`aumento dei timori di instabilità finanziaria è che venga colpito uno dei principali canali di trasmissione dell`economia ossia i prestiti bancari, con un deterioramento della volontà di concedere credito (sia in Europa che negli Stati Uniti). Che ne sarà dei rialzi dei tassi con questi scenari? “Riteniamo che le scelte di politica monetarie verranno inevitabilmente modificate, ma pensiamo sia necessaria ancora una fase di aggiustamento”, conclude Equita lasciando presagire, dunque, un’ulteriore correzione verso il basso delle borse.

Credit Suisse non è una banca regionale come Svb o First Repubblic, per dimensioni e tipologia di attività ha una valenza “sistemica”. Per questo l’operazione che deve portarla fuori dai guai deve essere compresa appieno dai mercati. E per il momento pare non sia così. Ma che cosa non convince del piano di salvataggio della banca elvetica? A rilevarla sarebbe il suo diretto e storico concorrente, Ubs, che è di dimensioni maggiori, di comprovata solidità e la prospettiva di una fusione tra i due istituti in altri tempi sarebbe stata benedetta dal mercato. I problemi sono due, spiegano gli esperti. Il primo è la fiducia degli investitori nei confronti del sistema bancario nel suo complesso. I primi segnali che questa fiducia stia cominciando a venire meno si stanno cominciando a palesare. E’ anche possibile che gli speculatori stiano cominciando a puntare sulla debolezza del sistema bancario nel suo complesso in una fase di aumento dei tassi di interesse dovrebbe sì colpire le attività finanziarie più fragili ma, per le interconnessioni che ci sono, potrebbe estendersi anche alle attività sane. 

Il secondo problema è legato alle caratteristiche del salvataggio Credit Suisse. La differenza di trattamento tra gli azionisti arabi (Banca nazionale saudita e fondo sovrano del Qatar), che sono stati tutelati più dei detentori di bond subordinati (questi rischiano di perdere praticamente tutto) ha creato delle perplessità. Normalmente, avviene il contrario: gli azionisti sono quelli che, rischiano di più, perdono per primi, gli obbligazionisti sono esposti in seconda battuta. Questo è un punto che gioca a sfavore della sfiducia nei confronti del sistema bancario e potenzialmente può avere delle conseguenze che solo un intervento delle banche centrali potrebbe contenere con nuove iniezioni di liquidità. La morale della favola di questa storia di crisi del credito sta in una domanda: si apre una nuova èra in Europa di salvataggi bancari con anche aiuti di stato?

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