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Gli errori che il Mef non può permettersi di fare nella trattativa sul Pos

Sergio Boccadutri e Carlo Stagnaro

Gli esiti del tavolo tecnico, istituito per mitigare i costi dei pagamenti elettronici, rischiano di bloccare la concorrenza tra gli operatori, in quanto probabilmente sfoceranno in un protocollo “volontario” tra i prestatori di servizi, così da stabilire gli importi delle commissioni. Rischi e opportunità

Si è svolta la settimana scorsa al Mef la prima riunione del tavolo tecnico per mitigare i costi degli esercenti dovuti all’accettazione di strumenti di pagamento elettronici, in particolare mediante carte. Oltre al ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, partecipano anche i delegati di Adolfo Urso, dell’Abi, delle associazioni di categoria e dei prestatori dei servizi di pagamento. Due domande sorgono a questo punto. Come si sia arrivati al tavolo e se le decisioni potrebbero essere un passo falso del governo esclusivamente in danno alle imprese italiane.

Quando con la Legge di bilancio si eliminò la soglia di 30 euro oltre la quale sorgeva l’obbligo di accettare pagamenti con carta, si lasciò la determinazione di una eventuale sanzione a un regolamento del Mise (oggi Mimit) di concerto col Mef. Sebbene poi il regolamento, emanato con molto ritardo, non superò le contestazioni del Consiglio di Stato, l’obiettivo della norma, rendere sempre possibile il pagamento con carta, è stato a poco a poco raggiunto. Lo conferma una tendenza che si è confermata ogni anno. Quell’esigenza che portò nel 2016 a eliminare la soglia dei 30 euro – cioè allineare l’Italia ai paesi più sviluppati – ormai è stata in gran parte superata. I dati dimostrano come vi sia stata una crescita del valore delle transazioni con carte dal 2015 al 2022, e che lo scontrino medio si è ridotto dagli oltre 65 euro del 2015 a circa 47 del 2022. Quindi se la previsione di una sanzione poteva avere un senso nel 2016 per agevolare le nuove disposizioni, perché si è sentito il bisogno di introdurla sei anni dopo e a fronte di dati comunque incoraggianti? Così, quando il tema è tornato alla ribalta il governo Meloni ha voluto tentare di cancellare la multa, tentativo andato a vuoto perché era stata inserita nel PNRR quale misura (probabilmente inutile) contro l’evasione fiscale.

 

La sanzione è stata quindi usata un po’ come specchietto per le allodole dal governo Draghi e non avremo di che stupirci se i dati dimostreranno uno scarso impatto in un trend consolidato. Come ripiego di quel tentativo è nata l’idea del tavolo tecnico per ridurre i costi per gli esercenti. Ed è questo il tipico caso in cui la soluzione è potenzialmente peggiore del male: perché, per rendere digeribile un provvedimento percepito come ingiusto dai suoi destinatari, si sono accesi i riflettori su un problema in larga parte inesistente. Infatti il tavolo si inserisce in un contesto in cui la concorrenza tra i prestatori di servizi si sta continuamente rafforzando. Non solo quella statica sui prezzi, ma anche quella dinamica sui servizi offerti insieme all’accettazione delle carte. In questo caso, tra l’altro, la concorrenza dinamica può essere un fattore di modernizzazione per gli esercenti. Invece gli esiti del tavolo rischiano di bloccare la concorrenza tra gli operatori, in quanto probabilmente sfoceranno in un protocollo “volontario” tra i prestatori di servizi per stabilire importi delle commissioni entro certi limiti, sebbene solo per certe categorie di esercenti.

Ma la cosa più grottesca, e inaspettata per un governo che dice di tenere alle imprese italiane, è che tale accordo potrà vincolare soltanto gli operatori residenti nel nostro paese. Se per esempio si decidesse di azzerare le commissioni sotto un determinato importo, ciò potrebbe solo valere per i pagamenti domestici, cioè dove sia l’emittente della carta che il prestatore che offre il servizio di accettazione sono italiani. Inoltre, non è escluso che i circuiti internazionali vogliano essere comunque retribuiti per la loro attività. Quindi alla fine della fiera nel caso di un pagamento transfrontaliero, per esempio la transazione di carta emessa da una banca francese presso un esercente che utilizza un prestatore italiano, quest’ultimo dovrebbe pur sempre riconoscere una parte della commissione (detta commissione interbancaria) alla banca francese. Quindi, a seconda della finale configurazione del protocollo da parte del tavolo tecnico, una commissione sarebbe comunque applicata comunque all’esercente (creando ulteriore confusione) o sarebbe invece pagata dal prestatore del servizio di accettazione italiano che quindi sarebbe obbligato dalla legge a svolgere un servizio in perdita a favore di un prestatore straniero.

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