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Editoriali

Gli ostacoli della lotta all'inflazione: tra rialzo dei tassi e misure di sostegno

Redazione

La Bce segnala la necessità di coordinare politica monetaria e fiscale. Gli interventi in aiuto alle famiglie, se non ritirati gradualmente, potrebbero rendere necessarie altre strette. Il richiamo di Christine Lagarde

I prezzi dell’energia stanno diminuendo, ma l’inflazione nell’area euro, sebbene sia in flessione, potrebbe essere più dura del previsto da sconfiggere. E questo a causa delle misure fiscali che i governi hanno messo in campo per sostenere famiglie e imprese che hanno affrontato prima gli effetti della crisi pandemica e poi dello choc energetico. Insomma, esiste un rischio da inflazione di natura fiscale in Europa, che finora non si è manifestata, com’è successo negli Stati Uniti, perché era prevalente la componente alimentata dai rincari del gas.

 

Su questo rischio, ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha cercato di richiamare l’attenzione nella conferenza stampa seguita alla riunione del board che, all’unanimità, ha aumentato i tassi di 50 punti base manifestando chiaramente l’intenzione di applicare un rialzo di pari entità nella riunione di marzo. Trova così sempre più conferma la previsione di un tasso terminale della stretta monetaria al 3,5 per cento, che si rifletterà sul costo di prestiti e mutui a imprese e famiglie, che poi sono gli stessi soggetti che i governi europei cercano di sostenere con nuovi fondi stanziati grazie all’allentamento dei vincoli di bilancio. Ma è proprio questo che potrebbe alimentare un circolo vizioso.

 

Man mano che la crisi energetica diventa meno acuta, ha detto in sintesi Lagarde, è importante iniziare subito a ritirare le misure di sostegno in linea con il calo dei prezzi dell’energia e in modo concertato. “Eventuali misure che non rispettino questi princìpi, probabilmente aumenteranno le pressioni inflazionistiche a medio termine, il che richiederebbe una risposta di politica monetaria più forte”. Anche se la presidente della Bce ha specificato che probabilmente ci sarà ancora del lavoro da fare dopo marzo, i mercati hanno percepito positivamente (questa volta) il suo messaggio avendolo interpretato come il segnale che un cambio di rotta nella politica monetaria è ormai prossimo. Il tempo dirà se sarà veramente così.

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