la media dei prezzi di gennaio

Sulla benzina i dati del governo smentiscono Meloni: non c'è speculazione

Maria Carla Sicilia

I rialzi dei prezzi dei carburanti che si registrano nei primi giorni gennaio dipendono dalle accise e non dai petrolieri: gasolio e benzina costano addirittura meno rispetto alla settimana precedente. Ecco i numeri del ministero dell'Ambiente

"Sui prezzi dei carburanti ci sono speculazioni in atto", ha detto imprudente ieri sera Palazzo Chigi in una nota, annunciando l'incontro di oggi tra la premier Giorgia Meloni, il ministro Giancarlo Giorgetti e il comandante generale della Guardia di finanza per allinearsi sul dossier. Oggi però la frettolosa sentenza del governo viene smentita dai dati pubblicati dal ministero dell'Ambiente, che ogni martedì aggiorna la media settimanale dei prezzi nazionali dei carburanti. E dunque nella prima settimana di gennaio – da quando sono stati completamente tagliati gli sconti sulle accise – il prezzo complessivo di benzina e gasolio che pagano gli automobilisti è sì aumentato, ma il prezzo industriale è diminuito. Segno che non è nella filiera petrolifera che si riscontra alcuna speculazione, come ha spiegato a questo giornale anche il presidente di Unem Claudio Spinaci.

I dati dicono che il prezzo medio della benzina praticato dagli impianti di distribuzione tra l'1 e l'8 gennaio è stato 1,81 euro/litro, quello del gasolio 1,86 euro/litro. Entrambi i carburanti hanno subìto un aumento rispettivamente di 16,8 e 16 centesimi di euro al litro rispetto alla settimana precedente, ma le accise erano più basse di 18,3 centesimi compresa l'iva. Inoltre, se si guarda la media mensile nell'arco del 2022 i prezzi non sono "fuori controllo" come ripetono da giorni alcune associazioni dei consumatori e alcuni ministri: quando il governo Draghi introdusse i primi sconti sulle accise, la benzina costava in media 2 euro/litro e il gasolio 1,9 euro/litro. 

Scorporando il prezzo tra componente industriale e componente fiscale come fa lo stesso ministero, emerge poi che il prezzo netto senza iva e accise è diminuito rispetto alla settimana precedente: in pratica i distributori hanno applicato un prezzo più basso di circa 13 centesimi sulla benzina e di 19 centesimi sul gasolio. Il ragionamento è presto spiegato: con l'aumento generale dei prezzi, se possibile conviene ridurre i margini per riuscire a praticare prezzi competitivi e non perdere volumi. E questo vale tanto più in un mercato caratterizzato da una forte concorrenza, con oltre 21.700 impianti, 270 marchi e migliaia di operatori indipendenti. A meno che, certo, non si pensa sia possibile che tutti questi attori si riuniscano per fare cartello. Ipotesi finora smentita da decine di indagini negli ultimi anni. 

 

 

La Guardia di Fiinanza intanto sta conducendo le sue indagini e ieri ha fatto sapere che su 5.187 verifiche agli impianti di distribuzione ha riscontrato 2.809 violazioni alla disciplina dei prezzi. Nessuna di queste però sembra di tipo speculativo. I fatti contestati riguardano per più di 2.000 casi l’omessa comunicazione settimanale dei prezzi al ministero, poco più di 700 la mancata esposizione o la difformità dei prezzi praticati rispetto a quelli indicati. E ora anche l'Antitrust verificherà la documentazione raccolta dalla Guardia di Finanza. 

Gli accertamenti andranno avanti, ma le dichiarazioni di Palazzo Chigi dimostrano che al momento per il governo è più comodo puntare il dito contro la speculazione che spiegare come stanno le cose. I numeri dovrebbero riportare Meloni e la sua squadra alla realtà: scegliere di eliminare gli sconti sulle accise, cancellando così una misura costosa e regressiva, ha un costo per i cittadini e non può non risultare impopolare. 

Il mercato è destinato a subire altri colpi di assestamento quando entrerà in vigore l'embargo che impedirà ai paesi europei di comprare gasolio dalla Russia. L'Italia tra gli altri paesi non teme mancanza di volumi ma potrebbero esserci ripercussioni sulle quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi con conseguenze anche sui prezzi dei distributori. Al governo conviene farsi trovare preparato. 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.