Foto di Keith Srakocic, AP Photo, via LaPresse 

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L'anno nero dell'auto elettrica: nel 2022 le vendite crollano

Antonio Sileo

Aumentano i modelli in commercio ma le vendite calano del 26,6 per cento rispetto all'anno scorso. E con l'aumento del prezzo dell'energia elettrica, la spesa per le ricariche supera quella per un pieno di diesel e benzina (nonostante le accise e rincari)

Gli italiani acquistano sempre meno automobili nuove. Tanto meno elettriche, nonostante gli incentivi e il massiccio battage architettato intorno a queste ultime. Il recupero del mercato iniziato ad agosto e progressivamente estesosi a tutte le alimentazioni non è bastato per chiudere l’anno in positivo: la flessione generale rispetto al 2021 è stata del 9,7 per cento. Negli ultimi cinque mesi del 2022, infatti, la crescita delle immatricolazioni è stata costante per chiudere a dicembre con un più 21 per cento. In questo mese tutte le alimentazioni hanno segnato aumenti significativi a eccezione del metano, falcidiato dal rincaro dei prezzi del rifornimento, e delle vetture con la spina: le ibride plug-in, ma soprattutto le elettriche, che segnano una flessione di quasi il 26 per cento a dicembre e del 26,6 rispetto a tutto il 2022. 

 

Le vendite di automobili nuove dell’anno appena concluso sono dunque risultate inferiori non solo rispetto al 2021, ma anche al pandemico 2020 e molto prossime al quel 1.304.500 immatricolazioni registrate nel 2013, che rappresenta il minino storico dal 1978, all’alba del secondo shock petrolifero.

 

La caduta delle immatricolazioni di auto elettriche – in netta controtendenza con la media del mercato – è andata via via accentuatosi nel secondo semestre del 2022, e probabilmente a determinarla ha concorso anche il caro energia. La ricarica delle autovetture elettriche è diventata infatti più costosa del rifornimento, con qualsivoglia carburante a eccezione del carissimo metano, tanto se effettuata presso le colonnine quanto nel box domestico. Anzi, vi è stata l’altra spiacevole e inaspettata inversione del prezzo più alto della ricarica con la wallbox rispetto alla colonnina pubblica, almeno rispetto a quella della ricarica presso la colonnina non ultrarapida.

 

Il maggior esborso per l’utilizzo di queste ultime, volendo, può essere paragonato al rifornimento autostradale. Con la differenza fondamentale che la totalità delle autovetture endotermiche può avventurarsi in autostrada, dalla city car all’auto storica, anche per percorrenze non brevi che invece sono decisamente sconsigliate per auto elettriche con batterie di piccola taglia. Difficile generalizzare: tanti, e non facilmente confrontabili come accade in altri settori, sono i prezzi delle ricariche (con o senza abbonamenti, ecc.), non mancano poi consumatori che ricaricano a spese del proprio datore di lavoro o che beneficiano di un proprio impianto fotovoltaico (anche esso incentivato, naturalmente).

 

Ma chi può permettersi quest’ultimo in un condominio o più in generale in città? Eppure è proprio qui che le autovetture elettriche, potendo come le ibride recuperare energia rallentando, rendono al meglio. Oggi però, dopo il poco procrastinabile azzeramento del taglio delle accise, il differenziale di prezzo di rifornimento rimane: basti considerare che il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica compravenduta in Italia già da settembre 2021 si è attestato a valori ben più che doppi non solo rispetto al prezzo del 2020, ma anche rispetto ad anni normali.

 

Il crollo delle vendite di auto elettriche stride poi con il notevole aumento dell’offerta che ormai conta ben 89 modelli. Quelli acquistabili alimentati a Gpl, per esempio, sono solo 34 eppure hanno messo a segno immatricolazioni per oltre 118 mila unità, un numero che supera la somma di elettriche e ibride plug-in vendute nello stesso periodo.

 

A modesto avviso di chi scrive, per un insieme peraltro non piccolo e non banale di fattori, che evidentemente va ben oltre le abitudini (che pure si cambiano in fretta di fronte alla convenienza, vedi smart working), le autovetture elettriche in particolare oggi, e in verità ancora per un bel po’, non rappresentano un perfetto sostituto delle auto a combustione interna per la gran parte degli automobilisti, almeno per quelli italiani. Ne è una dimostrazione anche l’erogazione degli incentivi nel 2022.

 

Se infatti i 170 milioni destinati alle auto senza spina sono stati consumati in meno di venti giorni dall’apertura delle prenotazioni, nonostante il modestissimo importo unitario e l’obbligo di rottamazione, quelli destinate alle elettriche e alle ibride plug-in sono rimasti inutilizzati per più di 288 milioni, benché di importo unitario superiore e senza obbligo di rottamazione. I nuovi incentivi sono in vigore da ieri: c’è da scommettere che andranno a ruba nuovamente per le vetture non elettriche.

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