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politica industriale

L'industria dell'Auto incontra Urso: "Le risorse ci sono, ora è tempo di programmare"

Luca Michele Piscitelli

Il ministro raccoglie l'eredità di Giorgetti e apre il dialogo con le imprese dell'automotive: ci sono 14 miliardi per affrontare la transizione verso l'elettrico. Il governo spera nella collaborazione di Bruxelles e tesse un asse con Francia e Germania

A via XX Settembre Adolfo Urso raccoglie l'eredità di Giancarlo Giorgetti. Il tavolo che si è riunito ieri su convocazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy con le principali realtà del settore aveva lo scopo di riprendere il filo di un dialogo iniziato dal governo Draghi quando a Palazzo Piacentini c’erano Giancarlo Giorgetti e questi incontri erano presieduti dall’attuale ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, all’epoca viceministro del Mise. Il ministro Urso ha infatti ringraziato a più riprese i suoi predecessori e rivendicato la linea di continuità con quanto impostato dal governo Draghi.

Nessuno sconvolgimento quindi dalle politiche avviate dal duo Giorgetti-Pichetto, quello che attende il nuovo ministro dell’industria italiana è piuttosto un’attenta ricalibratura dei sostanziosi fondi stanziati. Si parla degli 8,7 miliardi di euro previsti su base triennale dal precedente governo per il fondo automotive che con quelli previsti da Pnrr, risorse nazionali e progetti Ipcei arrivano a un totale di 14 miliardi di euro da investire in un settore alle prese con una complessa trasformazione per affrontare l’avvento delle motorizzazioni elettriche. A fine anno innanzitutto andrà fatta una valutazione delle azioni già operative. In particolare c’è da stabilire che fine faranno i circa 250 milioni di euro (stima Anfia) di incentivi “in avanzo” che erano stati destinati all’acquisto di auto elettrica ma non sono stati richiesti da chi ha acquistato: le associazioni hanno chiesto che tali risorse non siano dirottate altrove ma che vengano reinvestite nel settore il prossimo anno. Una proposta che il ministro si è detto certo di poter accogliere. Ci sono poi da rimodulare gli accordi per l’innovazione e i contratti di sviluppo, gli strumenti individuati dal precedente governo per favorire la conversione produttiva verso la motorizzazione a batteria e stimolare l’impegno in ricerca e sviluppo delle imprese.

“Gli incentivi vanno rivisti tenendo conto delle effettive esigenze del settore e dell'inderogabile rottamazione che interessa un parco circolante di automobili e veicoli industriali, che risultano essere tra i più vecchi d'Europa”, ha dichiarato al termine dell’incontro il sottosegretario Massimo Bitonci. “Particolare rilievo è stato dato all'esigenza della formazione specializzata per tecnici e operatori, con l'istituzione di scuole professionali specificatamente centrate sulla mobilità elettrica”, ha aggiunto.

Adesso però “comincia la lotta in Europa”. Il ministro Urso ha messo al centro della sua politica industriale Bruxelles, dove cerca la sponda di Francia e Germania per rispondere al protezionismo applicato da Cina e Stati Uniti nei confronti delle proprie produzioni nazionali. Urso ha già incontrato il ministro francese dell’Industria Bruno Le Maire e il vice cancelliere tedesco e superministro dell'Economia e del Clima – oltre che leader dei Verdi – Robert Habeck. L’obiettivo è mettere su un’azione comune rapida. Dal ministero sottolineano l’urgenza di tale azione: “Non si può aspettare sei mesi come per il price cap sul gas, la risposta deve essere veloce”. Urso ha spiegato ai partecipanti al tavolo che c’è in particolare da lavorare sulle norme sugli aiuti di stato per poter fronteggiare le grandi risorse pubbliche indirizzate verso la politica industriale dai due competitor – Urso ha ricordato che gli Stati Uniti hanno stanziato 369 miliardi, “noi, in Europa, dobbiamo essere in grado di fare lo stesso” – e ha auspicato la creazione di un fondo sovrano europeo per finanziare la transizione ecologia, non solo nel settore dell’automotive.

Sempre a Bruxelles ci sarà da discutere il nuovo regolamento Euro 7 e la proposta di nuovi standard di CO2 per i veicoli pesanti. Non sembra invece più in discussione la data del 2035 per lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel. Su quest’ultimo punto la strategia del governo sembra essersi focalizzata sulla clausola di revisione del 2026: valutare a quella data i risultati raggiunti dall’industria e la reazione del mercato e poi decidere il da farsi. Altro punto di contatto con il precedente governo è infatti la salvaguardia del principio di neutralità tecnologica, un concetto ripreso più volte dal ministro durante l’incontro.

All’incontro non c’erano solo i vertici politici del ministero delle imprese – oltre al ministro Urso e al già citato sottosegretario Bitonci, hanno preso parte ai lavori anche il viceministro Valentino Valentini e la sottosegretaria Fausta Bergamotto – ma anche alcuni “tecnici” provenienti dagli altri dicasteri competenti: Finanze, Ambiente e Trasporti. L’approccio del ministro sui temi che interessano il settore è stato positivo secondo diversi partecipanti al tavolo, dove erano presenti tutti i rappresentanti industriali, tra associazioni di categoria e produttori, e assenti le controparti sindacali. Fa notare Fabrizia Vigo di Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera italiana dell’automotive, che “si parte da una situazione in cui ci sono le risorse e ci sono gli strumenti grazie anche agli sforzi fatti dal governo precedente: ora capiamo insieme cosa non ha funzionato e cosa migliorare”.

I sindacati invece non sono stati invitati. E non l'hanno presa bene: "Il tavolo convocato oggi dal ministro Urso, con la sola partecipazione delle imprese, rappresenta un passo indietro rispetto alla gestione dei tavoli precedenti, che tra l’altro sono stati il frutto delle richieste delle organizzazioni sindacali. Non si spiega questa modalità, anche alla luce della richiesta unitaria che i sindacati dei metalmeccanici hanno inviato ai ministri Urso e Pichetto Fratin per avviare i tavoli di politiche industriali per la transizione ambientale e tecnologica, a partire da quello sull’automotive”, ha dichiarato in un comunicato Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil. Dal ministero hanno però fatto sapere che non c’è nessun tentativo di escludere dal dibattito le organizzazioni sindacali, precisando che l’incontro serviva al ministro per raccogliere le proposte del mondo imprenditoriale e assicurando che lo stesso ministro si è ripromesso di incontrare le parti sindacali coinvolgendo nella discussione anche il ministero del Lavoro. L'impegno, dice il ministro, è trasformare il tavolo automotive in un tavolo permanente per accompagnare il settore nelle trasformazioni che lo aspettano. Con un vantaggio: la programmazione questa volta può contare sulle risorse già stanziate.

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