Cosa ci dicono i numeri di Enel sul futuro delle rinnovabili  

Fabio Bogo

Per il (possibile) dopo Starace un'azienda più snella, più redditizia e ancora più sostenibile. Con alcuni punti di criticità

Più snella, più redditizia e ancora più sostenibile. La nuova Enel si è presentata martedì agli analisti con un piano strategico 2023-2025 pieno di numeri e di prospettive, ma anche con un’incognita: chi la guiderà in futuro? Non è cosa di poco conto, perché il gigante energetico attuale è stato plasmato attorno alla filosofia aziendale di Francesco Starace, che la guida dal 2014 e che ha ricevuto nel 2020 la riconferma per un terzo mandato. Non ne sarebbe previsto un quarto, e l’attuale ad lo sa. “Non è un mistero che questo lavoro mi piace, mi piace moltissimo” ha detto, “ma ovviamente la scelta non sta a me, ma agli azionisti”. Uno è quello che conta, il Mef, che detiene il 23,6 per cento del capitale, e che deciderà: in base alle norme, alla consuetudine dello spoils system, ed alle aspettative dei “candidati di area”, vecchi, nuovi e convertiti. Ma che pragmaticamente dovrà guardare anche alla congiuntura. Che non è di certo favorevole, sia per il caro bollette sia per l’approvvigionamento energetico.

 

Starace lo ha detto chiaramente. “E’ in atto una turbolenza sui prezzi del gas, con effetti a catena sulla politica energetica”, una turbolenza che durerà almeno un biennio. Prudenza, quindi. Il concetto di prudenza l’Enel dal canto suo lo ha già metabolizzato nel piano strategico. Enel più magra, quindi: dopo aver abbandonato la Russia per ragioni contingenti, il gruppo lascia la Romania, il Perù e l’Argentina, e alleggerisce la sua presenza in Australia e Grecia, dove si opererà in regime di stewardship abilitando gli investimenti di terzi. Il riposizionamento frutterà 21 miliardi (11 per minore debito e 10 per profitti di vendita), e aumenterà la liquidità necessaria per le coperture delle linee di credito che assicurano i contratti di fornitura. E anche per ridurre l’indebitamento, che nel 2025 dovrebbe scendere a 51-52 miliardi rispetto ai 58-62 previsti per fine 2022. Si resta invece in Spagna, Cile, Brasile, Colombia. E anche negli Usa, dove “Enel è la bestia più innovativa sul mercato” e dove non si esclude addirittura una prossima Ipo.

 

Enel più redditizia, poi: gli investimenti previsti per il triennio (37 miliardi) faranno crescere gli utili di gruppo fino a 7,2 miliardi di euro nel 2025 rispetto ai 5-5,3 previsti per il 2022. Aumenta anche il previsto dividendo, 0,43 euro, rispetto a 0,40 euro nel 2022. Enel più sostenibile, infine. Nel 2025 si prevede che il 90% dei contratti a prezzo fisso saranno soddisfatti con elettricità carbon free, portando la generazione da fonti rinnovabili a circa il 75 per cento del totale. Proseguirà anche l’installazione delle centraline di ricarica per i veicoli elettrici, altre 900 mila nei prossimi tre anni, e l’installazione di sistemi di accumulo behind-the-meter (da circa 99 MW stimati nel 2022 a 352 MW circa nel 2025).

 

Queste le rose. Ma intanto ci sono alcune spine. La prima è la convinzione che bisogna ancora spiegare bene il rischio che corrono le economie che puntano a mantenere il gas come fonte primaria: troppo volatile il suo prezzo, come dimostrano le bollette alle stelle delle industrie, che sono energivore ed hanno scelto il mercato libero, e quelle delle famiglie, che invece hanno scelto il mercato fisso e sono molto più basse. “Non cadete nella trappola della bolletta media, non esiste una bolletta media”, ha ammonito Starace. Poi la parziale delusione legata al fatto che la Cop 27 egiziana non abbia proseguito la stretta sull’uso dei combustibili fossili, temperata dall’aumento dei paesi che hanno sottoscritto un patto (il Global Methan Pledge) per contenere l’estrazione intensiva del metano. Infine la querelle sul nucleare e sulle nuove soluzioni, alcune definite “finte”.

 

“Studiare nuove soluzioni non costa niente, ed è importante farlo. E a chi pensa che siamo scettici in generale ricordo che gestiamo sette centrali nucleari in Spagna e il commissioning di una in Slovacchia. Sul nucleare noi ci siamo. Ma in Italia la legge dice di no. Punto”.

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