la legge di bilancio

Dal cuneo fiscale al Rdc: la vera manovra di Meloni è nascondere le retromarce

Luciano Capone

Il governo cambia l'impostazione della legge di Bilancio sotto il pressing dell’opposizione. Tutto su energia e famiglie

Il confronto politico-parlamentare sulla legge di Bilancio approvata ieri dal Consiglio dei ministri sarà tutto centrato sui poveri, sulle fasce più colpite dal caro energia e dall’inflazione. Con la maggioranza a sostenere di aver concentrato gli aiuti sui più bisognosi, e l’opposizione ad accusare il governo di aver fatto una manovra contro i poveri. Ed entrambi avranno degli appigli per sostenere le rispettive e opposte posizioni: il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori da un lato, il taglio del Reddito di cittadinanza dall’altro. 


Con una manovra da 32 miliardi, per circa due terzi impegnata sul contrasto dello choc energetico in linea con il governo Draghi, dalle parti di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti era chiaro che bisognasse soddisfare due esigenze: tenere i conti in equilibrio e dare un’anima alla prima legge di Bilancio. E così se per la prima necessità è stata imposta la regola di trovare per ogni nuova misura coperture nello stesso settore di intervento, per la seconda si punta a fornire un sostegno  ai ceti più esposti all’inflazione. Ovvero il terreno di scontro e competizione politica con le opposizioni. 


Questa dialettica ha d’altronde già in parte cambiato l’impostazione della legge di Bilancio, quantomeno di una delle sue misure più significative come il taglio del cuneo contributivo. Inizialmente l’indirizzo del governo, in linea con le richieste della Confindustria, era quello dei “due terzi e un terzo”: due punti per i lavoratori e uno per i datori. Dopo le critiche, soprattutto di M5s e Pd, l’esecutivo ha deciso di dare tutto ai lavoratori: rinnovando il taglio di due punti del governo Draghi e riducendo di un altro punto i contributi per i redditi sotto i 20 mila euro. Anche sul Reddito di cittadinanza, Meloni è stata costretta a una retromarcia: inizialmente prevedeva una riduzione del sussidio per gli occupabili (da cui ricavare circa 2 miliardi di risparmi), ma alla fine anche per le resistenze del ministro del Lavoro Calderone tutto è stato rinviato al 2024 “per evitare stop traumatici”. Evidentemente la premier ha ritenuto la stretta politicamente controproducente, soprattutto dopo le forti prese di posizione di Giuseppe Conte in difesa del Rdc che aveva definito la manovra “un viaggio in prima classe per evasori e corrotti che girano con mazzette in contanti, un tuffo senza paracadute nel precipizio sociale ed economico per lavoratori e famiglie povere”.


Con il ritorno dell’inflazione, e la prospettiva di uno scenario di stagflazione, la difesa dei redditi medio-bassi è il campo in cui si misurano l’efficacia e il consenso dell’azione di governo. Non a caso, il governo ha cercato di mostrare un volto di destra sociale e attenta alle esigenze dei lavoratori, ad esempio con il rinnovo del contratto del comparto scuola (100 euro in più al mese per 1,2 milioni di dipendenti). Oppure con l’aumento dell’Assegno unico per le famiglie numerose. Ma anche i provvedimenti più contestati, come ad esempio i condoni indicati dall’opposizione come un favore agli evasori, sono stati presentati dal governo come una misura “sociale” per aiutare chi non può  pagare le “cartelle” a causa della crisi.


Tuttavia la dialettica maggioranza-opposizione, ora fatta di schermaglie, è destinata a tornare amplificata nei prossimi mesi. Perché i due terzi della legge di Bilancio, ovvero le misure contro il caro energia, copriranno solo un terzo del 2023: la dotazione di 21 miliardi di aiuti per le bollette, infatti, basterà solo a superare l’inverno, fino ad aprile. A quel punto, e molto dipenderà dal prezzo del gas in Europa, Meloni e Giorgetti dovranno affrontare la crisi energetica in una situazione molto più complicata, con un’economia in recessione o comunque in stagnazione e  meno margini di bilancio. Sul fronte politico e sociale, la primavera potrebbe essere molto più “calda” dell’autunno.
 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali