I conti in tasca al governo

Meno Reddito di cittadinanza, più pensioni. La manovra di Meloni

Luciano Capone

Il governo punta a recuperae 2 miliardi dal Rdc per finanziare Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e un pezzo di "flat tax" (per gli autonomi). Sul fronte delle entrate la maggioranza discute sull'aumento della web tax, la "pace fiscale" e la voluntary disclosure 

“Dobbiamo fare presto”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. E in effetti di tempo ce n’è poco. Se, come previsto, la manovra verrà approvata in Consiglio dei ministri lunedì, dovrebbe arrivare in commissione Bilancio alla Camera alla fine della prossima settimana e, infine, in Aula attorno al 20 dicembre. Lo spazio per la discussione sarà ridottissimo, soprattutto al Senato. Per questo motivo, gran parte della dialettica interna alla maggioranza sta avvenendo già in questa fase, seppure senza tensioni.

 

La legge di Bilancio sarà di circa 30-32 miliardi, per la gran parte destinati alla mitigazione del caro energia. A questo scopo saranno impiegati circa 22 miliardi, ovvero tutte le risorse di maggiore deficit (“liberate”, direbbe il presidente del Consiglio Giorgia Meloni) che però basteranno a ridurre i costi delle bollette solo per i primi mesi del 2023. Questo è il punto fermo della manovra. Sul resto, invece, si tratta. Perché è la parte in cui le forze politiche cercano margini di manovra per le proprie constituency e promesse elettorali. E la discussione di queste ore verte sia sulle misure di spesa, sia sulle entrate che servono a finanziarle.

 

Sul fronte delle pensioni ci sarà un inizio di Quota 41, misura cara alla Lega. La formula per il pensionamento anticipato dovrebbe essere quella di almeno 41 anni di contributi e almeno di 62 anni di età. Non una Quota 41 pura, quindi, ma una sorta di Quota 103 con però un requisito anagrafico più basso (62 anni) di quello richiesto dalle vecchie Quota 100 e 102 (64 anni). Questo dovrebbe allargare la platea, comportando un costo aggiuntivo che dalle parti della Lega valutano in circa 1 miliardo in più. Naturalmente a fare i conti sarà la Ragioneria dello Stato, che di solito su questi temi per il suo approccio prudenziale ha richiesto coperture più elevate rispetto alle stime di partiti e sindacati.

 

In ogni caso, come ha più volte spiegato Giorgetti, l’aumento della spesa pensionistica (50 miliardi in più fino al 2025) deve essere compensato da altri tagli di spesa sociale. E qui entrano in gioco le modifiche del Reddito di cittadinanza, su cui sta lavorando il ministero del Lavoro. Non è ancora chiaro il meccanismo che dovrebbe produrre la riduzione della spesa, probabilmente un’interruzione più prolungata dell’erogazione alla fine del ciclo di 18 mesi, ma nel governo c’è chi conta di ricavare in questo modo circa 2 miliardi. Si tratta di una somma apparentemente contenuta, ma in realtà molto elevata dato che è pari a oltre un quinto dell’intera spesa per il Rdc (9 miliardi), che quindi probabilmente colpirà molte persone producendo proteste e scontento. In ogni caso, è con questa operazione che si conta di poter coprire l’incremento di spesa per le pensioni.

 

Un’altra misura, sempre a marchio Lega, è l’estensione del regime forfettario per gli autonomi (la cosiddetta flat tax al 15%) da 65 a 85 mila euro. Costo: circa 300 milioni. Quanto alla flat tax cara a Fratelli d’Italia, quella “incrementale”, ovvero l’aliquota ridotta al 15% sui redditi aggiuntivi rispetto al triennio precedente (entro un massimo di 50 mila euro), dovrebbe esserci solo per autonomi e imprese individuali (quindi quelle che non aderiscono al regime forfettario), mentre pare tramontata per i lavoratori dipendenti.

 

Sul fronte delle entrate  è incerta l’entità del possibile aumento (dal 25 al 33%) della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche. Ma è certo che si punterà sui condoni. La cosiddetta “pace fiscale” produrrà circa 1 miliardo di entrate. Ci dovrebbe essere una nuova voluntary disclosure, sui capitali non dichiarati detenuti all’estero, che in linea di massima dovrebbe generare un altro miliardo (le due voluntary disclosure di Renzi-Padoan produssero 4,8 miliardi nel triennio 2016-18). Un’altra ipotesi, cara al viceministro Maurizio Leo (FdI), è il raddoppio della web tax dal 3 al 6%, che però dovrebbe produrre un gettito esiguo (circa 300 milioni). Ma sull’aumento della web tax c’è il parere contrario della Lega. Il tema più delicato resta il Superbonus, soprattutto per quanto riguarda lo sblocco della cessione dei crediti, tema rilevante per FI. Ma tutto il governo e i partiti di maggioranza sono interessati a trovare una soluzione che accontenti Abi e Ance.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali