L'intervista

Le imprese in apnea: “Il prossimo governo sia forte, o sarà deindustrializzazione”

Francesco Gottardi

I prezzi dell'energia continuano a preoccupare il tessuto produttivo: “Forse qualcuno non ha capito la criticità della situazione. I decreti Aiuti non bastano: smarchiamoci al più presto dal gas russo, o saremo costretti a chiudere i battenti”, spiega Zoppas, colosso del nordest

C’è una parola sinistra, che si aggira nell’operoso nordest e nell’ambiente produttivo nel paese: deindustrializzazione. “Mi rendo conto, può sembrare allarmista. Ma in certe misure sta già accadendo: per le aziende i costi di produzione sono ormai troppo alti, fino al 30-40 per cento in più in alcuni settori. A quel punto, la scelta più conveniente sarà chiudere. Siamo in una situazione ancora più critica di quel che sembra”. Matteo Zoppas è uno dei discendenti della lunga dinastia imprenditoriale che controlla l’acqua San Benedetto e l’omonima azienda di famiglia - colosso della componentistica elettrica e di macchine per l’industria alimentare. Ex presidente di Confindustria Venezia e Veneto, è anche membro del board e direttore export e copacking San Benedetto". Oggi si guarda attorno e lancia l’appello: “Bisogna tracciare la via per salvare il sistema produttivo italiano”.

In piena apnea. Secondo l’ultimo bollettino di Confindustria, le imprese sono senza metano e rischierebbero di non arrivare alla fine dell’anno. I decreti Aiuti e i sostegni a pioggia non stanno mancando: lo stesso Mario Draghi ha confermato che il governo nel complesso ha stanziato “risorse superiori ai 60 miliardi di euro”. Ma non bastano. “E non sono sostenibili nel lungo periodo. La priorità è rendere il paese il più indipendente possibile dal gas russo. E riuscirci nel minor tempo possibile. Forse non abbiamo compreso del tutto il tema. Perché non va semplicemente quantificato il costo nudo e crudo dell’energia, ma soprattutto quello derivante dai processi di trasformazione a loro volta energivori. Per non parlare dell’inflazione fuori controllo, sulle spalle del consumatore finale. Quindi, in tempi brevi, abbiamo bisogno di una grande manovra commisurata alla dimensione dell’emergenza”. Il rebus energetico non è cosa da poco. “Potenziare l’approvvigionamento nazionale è nell’agenda di governo, ma siamo in ritardo. Inoltre dobbiamo capire quali fonti utilizzare e investirvi di conseguenza: le rinnovabili sono una risorsa preziosa”. Nucleare compreso? “Credo che sia necessario aggiornare l’analisi rischi-benefici. Non siamo più negli anni Ottanta. Ce ne vorrebbero altri venti per riportarlo in attività. E nel frattempo la pressione energetica, dunque i costi legati allo status quo, aumenta”.

Zoppas fa capire di voler mettere da parte le ideologie. Questione di sopravvivenza. Anche in vista delle prossime elezioni. “Faccio appello alla politica per aumentare ancora di più gli sforzi”, dice l’imprenditore. Lo scorso aprile aveva partecipato all’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia a Milano, “ma soltanto in qualità di invitato indipendente”, ci tiene a sottolineare, “portando come contenuti proprio le urgenze economiche legate prima alla pandemia e poi alla guerra”. Si sentirebbe più tutelato rispetto ai rischi d’impresa vedendo vincere una coalizione anziché un’altra? “Oggi l’unico aspetto importante è che il prossimo governo, a prescindere dal colore, sia compatto e forte di una maggioranza idonea a varare interventi strutturali significativi. Poi dall’altra parte, mi auguro che conviva un’opposizione più costruttiva che ostruttiva”. Equilibrismo in piena continuità con la tradizione democristiana del tirare a campare. E in fondo di questo si tratta, ben oltre l’esecutivo.

“Le ripercussioni del caro energia sono inimmaginabili”, insiste. “Coinvolgono le materie prime, la componentistica, i trasporti. I costi dei container stanno aumentando di 5-6 volte”. Sono problemi da affrontare tutti i giorni in prima persona. “La nostra azienda è leader mondiale in sistemi riscaldanti per applicazioni domestiche, soprattutto in cucina: siamo nell’occhio del ciclone. Ma rispetto ad altri possiamo contare sulla dimensione”. Per quanto nessuno ormai sia too-big-to fail, le economie di scala continuano a contare. “Il problema dei ristori è la loro scarsa capillarità: le piccole e medie imprese spesso rimangono fuori dal circuito e così vanno in default”. E l’Italia è un paese che ha fatto delle pmi il suo fiore all’occhiello. “Le spese alle stelle stanno azzerando la marginalità dei ricavi. Una volta che poi chiuderanno i colossi dell’industria, sarà la fine”. Deindustrializzazione, appunto. Non è un quadro apocalittico? “Anzi. Se i costi di produzione cresceranno ancora, sarà l’unica soluzione possibile”.

 

Di più su questi argomenti: