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Editoriali

Quel deficit di credibilità di Meloni

Redazione

Le critiche della leader a Mario Draghi sul debito pubblico sono surreali per due motivi: il primo tecnico e il secondo politico, che mostra le contraddizioni di Fratelli d'Italia

Delle due l’una. O il corso accelerato per diventare leader di una destra responsabile è stato troppo accelerato; oppure c’è un livello di disonestà intellettuale elevato. Sta di fatto che, per criticare quel Mario Draghi di cui pure ci tiene a dirsi confidente, Giorgia Meloni tuona così: “Il governo dei migliori ci ha regalato in quindici mesi un aumento di 116 miliardi di debito pubblico”.

 

Che è un’affermazione doppiamente bizzarra, se a pronunciarla è la leader di FdI. Anzitutto perché è ben strana pratica quella di valutare l’andamento del debito pubblico in valore assoluto, visto che chiunque si occupi della materia guarda  alle variazioni del debito pubblico in rapporto al pil: e allora magari dovrebbe ammettere che il governo a cui FdI si opponeva l’ha ridotto di quasi otto punti: 4,5 nel 2021, e 3,8 – stando alle previsioni del Mef – per il 2022. Un calo senza precedenti. Ed è vero, certo, che c’è l’inflazione a migliorare il dato, ma è un fatto che nessun paese europeo esce dalla stagione del Covid con una contrazione del debito in rapporto al pil così significativa.

 

Si potrebbe essere ancora più esigenti? Certo. Ma colpisce che a esserlo sia chi, come la Meloni, guida un partito che nell’ultimo anno e mezzo – se si eccettuano queste ultime settimane di campagna elettorale vissute nell’esaltazione della morigeratezza fiscale  – ha incalzato il governo Draghi per l’eccessiva oculatezza sul bilancio. E allora le critiche per “le briciole destinate alla riduzione delle tasse”; e allora l’insistenza nel chiedere sempre maggiori aiuti per famiglie e imprese (“Otto miliardi? Un’elemosina”); e allora le ironie su un ministro dell’Economia “più attento ai richiami di Bruxelles che non all’urlo di dolore dei risparmiatori italiani”.

 

È qui che sta la furbata, a voler essere generosi, della Meloni: credere che si possa spendere allegramente durante l’anno, e anno dopo anno, fregandosene dei vincoli di bilancio e urlando contro “l’austerità”, per poi battersi patriotticamente per la riduzione del debito pubblico. Come se questo non fosse causa di quello.