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scelte strategiche

Un nuovo Patto sociale per il paese. Un decalogo dalla Cna

Claudio Di Donato

Basta con la cultura emergenziale: nel documento da offrire al nuovo Parlamento, la Confederazione nazionale dell'artigianato indica alcune delle soluzioni di tenuta e rilancio della struttura economica italiana

In vista delle elezioni del 25 settembre la Cna ha elaborato una serie di proposte, un decalogo da offrire al nuovo Parlamento che si fonda sul presupposto che la nuova legislatura sostituisca la cultura emergenziale con una ritrovata capacità di guardare le profonde trasformazioni che investono la società italiana, in modo da recuperare la centralità dei soggetti sociali, veri e propri connettori ai processi reali.

Due sembrano le attitudini da recuperare e sviluppare: 1) le grandi scelte strategiche, che dovrebbero essere costantemente valutate nei loro impatti sul nostro sistema economico e sociale; 2) l’azione di puntello e di valorizzazione del modello di sviluppo italiano, incentrato sul dinamismo e sulla vivacità della piccola impresa, dalle cui “vibrazioni” dipendono la crescita del paese e conseguentemente l’occupazione, la stabilità e la coesione del sistema sociale. Solo in questo modo potremo “abitare” le grandi transizioni (ecologica e digitale) anziché subirne passivamente gli effetti. Per la Cna questa è la via corretta per comporre un’agenda delle priorità nazionali da collocare nel solco degli obiettivi europei. L’Europa rimane la nostra casa comune, punto di approdo e di partenza irrinunciabile.

 

 Guardare al futuro significa in primo luogo avere piena consapevolezza delle tante sfide con le quali dobbiamo misurarci in Italia e in Europa: l’attuazione del Pnrr, la coda pandemica, le incognite legate alla guerra, i nuovi equilibri nel Mediterraneo e nei Balcani, le politiche migratorie, la crisi energetica, il costo e la disponibilità di materie prime e dei componenti, l’impatto del global warming, il ritorno dell’inflazione, il difficile approdo delle riforme avviate, il debito crescente, e la riforma della governance economica e fiscale dell’Ue, il cambio della politica monetaria europea e il possibile ritorno ai vincoli di bilancio europei.

La portata delle sfide è tale da richiedere l’impegno di ognuno. Per questo è necessario un nuovo Patto sociale per concertare le soluzioni di tenuta e rilancio della struttura economica del paese. Un Patto sociale che guardi alla crescita e all’aumento della produttività come garanzia per dare sostenibilità e stabilità all’Italia. A questo riguardo è fondamentale coinvolgere i soggetti realmente rappresentativi, che nel tempo hanno dimostrato di saper coniugare interessi compositi in una dimensione più ampia della società, facendo prevalere lo sguardo generale.

Un Patto che deve valorizzare il sistema dell’imprenditoria diffusa. Le piccole imprese infatti forniscono un contributo rilevante e irrinunciabile al benessere economico e sociale dell’Italia, che può essere rafforzato da condizioni di contesto favorevoli e da un ammodernamento della legge quadro per l’artigianato, al fine di superare in chiave evolutiva vincoli e limiti non più attuali. L’artigianato e le piccole imprese rappresentano un eccezionale patrimonio per l’Italia che non possiamo permetterci di disperdere. Servono, pertanto, politiche che favoriscano il passaggio generazionale d’impresa. 

Le priorità della Cna riguardano fattori per modernizzare l’ambiente in cui operano le imprese, a partire da un fisco più leggero e semplice, un mercato del lavoro efficiente e un sistema formativo che assicuri le necessarie competenze, semplificazione amministrativa, centralità dell’artigianato e della piccola impresa nella definizione delle politiche industriali.
Le sfide della transizione green e della digitalizzazione impongono nuovi strumenti e politiche innovative con un orizzonte di medio termine, nel segno della stabilità e certezza delle misure e delle risorse.

Nel decalogo della Cna è scolpita la proposta di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili finalizzata all’autoconsumo delle piccole imprese attraverso incentivi fiscali per l’installazione di impianti Fer sui capannoni. Secondo nostre stime, già nell’arco del prossimo triennio, con un contributo pari al 50 per cento dell’investimento, potrebbero essere coinvolte circa 125 mila unità immobiliari produttive. Un’imponente opera di riqualificazione del patrimonio immobiliare d’impresa senza impattare su ambiente, paesaggio e consumo di suolo. Un investimento virtuoso per il sistema paese, che non genera tensioni sulla rete e abbassa in modo strutturale il costo della bolletta.

 

La riqualificazione degli immobili

Per la Cna è il momento di ripensare il modello per la riqualificazione degli immobili, assicurando continuità (almeno decennale) e sostenibilità agli incentivi, ampliandone l’ambito anche agli immobili produttivi. 

Anche le politiche di sostegno e incentivazione alle imprese necessitano di una revisione delle modalità di attuazione. Occorrono interventi e procedure che superino la taglia unica degli incentivi e mettano fine alla modalità del click day, assicurando disponibilità adeguate a consentire l’accesso ai sostegni a tutti gli aventi diritto. Cna chiede di dare continuità alle misure di incentivazione dell’innovazione, quali il Piano 4.0 o la Nuova Sabatini per consentire alle imprese di programmare le proprie strategie di investimento.
Su queste proposte Cna si confronterà prima del voto con i leader politici nell’auspicio di una legislatura che sviluppi azioni utili alla crescita economica e necessariamente a misura anche di artigiani e piccole imprese.

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