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La “sobrietà energetica” della Francia che si oppone ai tagli obbligatori dell'Ue

Mauro Zanon

Anche Parigi contro la proposta della Commissione europea sul gas che oggi si discute in Consiglio. Il governo studia la strategia per affrontare l'inverno senza lasciare il paese impreparato

Parigi. Ieri pomeriggio, alla vigilia del Consiglio straordinario europeo sull’energia, la Francia ha manifestato la sua contrarietà al taglio uniforme del 15 per cento del consumo di gas per i Ventisette, previsto dal piano di emergenza energetico della Commissione europea. “Non vogliamo introdurre obiettivi uniformi che non sarebbero adattatati alla realtà di ciascun paese e che non avrebbero alcun impatto sulla nostra capacità di esportare gas ai nostri vicini”, ha spiegato ieri all’Afp l’entourage del ministro francese per la Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher. La Francia è alla ricerca di un accordo “che riconosca il principio di una riduzione coordinata del consumo di gas, ma che allo stesso tempo tenga conto delle situazioni specifiche di ogni stato membro e in particolare della nostra capacità di esportazione di gas”, ha aggiunto la stessa fonte. Il no della Francia alla riduzione del 15 per cento uguale per tutti i paesi dell’Ue arriva dopo quelli di Spagna, Portogallo, Grecia e Italia

  
La Francia non ha problemi di approvvigionamento di gas: dipende poco dalla Russia (20 per cento), contrariamente alla Germania (55 per cento), e in più ha appena siglato un accordo molto vantaggioso con gli Emirati Arabi Uniti per importare gas naturale e limitare le conseguenze della crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. Come spiegato ieri dalla stampa francese, se Parigi riducesse il suo consumo volontariamente, avrebbe dei volumi di gas potenzialmente esportabili ai vicini che ne hanno bisogno: il problema è che la capacità di esportazione è limitata dalla dimensione dei gasdotti esistenti e l’esecutivo francese ritiene dunque che non ci siano i presupposti materiali e tecnici per esportare il 15 per cento del suo gas verso la Germania.

 

Parigi, tuttavia, ha sottolineato ieri l’imperativo di “solidarietà” con gli altri paesi europei, e in particolare con Berlino, ricordando fino a che punto le economie francese e tedesca siano intrecciate. “Faremo naturalmente il massimo per aiutare i nostri partner europei, ma non serve a nulla fare ulteriori sforzi che non avrebbero effetti sulla capacità di aiutare i propri vicini”, ha riferito all’Afp l’entourage della ministra Pannier-Runacher. Il piano di Bruxelles, che deve ancora essere convalidato dagli stati membri, stabilisce che ogni paese dovrà “fare il possibile” per ridurre il proprio consumo di gas di almeno il 15 per cento da agosto a marzo 2023 rispetto alla media degli ultimi cinque anni nello stesso periodo. In caso di “rischio di grave penuria”, la Commissione, inoltre, vorrebbe poter azionare un meccanismo di allerta, previa consultazione degli stati membri, che renda la riduzione del 15 per cento “vincolante” per i Ventisette. “Su un tema così importante” come il consumo di gas, “è importante che gli stati membri abbiano l’ultima parola”, ha insistito ieri Parigi. 

  
Il governo francese, intanto, si sta già attrezzando per non farsi trovare impreparato in vista di un inverno che si annuncia complicato. Domenica, in un’intervista al Journal du dimanche, la ministra Pannier-Runacher ha illustrato le grandi linee del “piano di sobrietà energetica” anticipato dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, lo scorso 14 luglio. Tra i provvedimenti del piano con cui il governo di Parigi punta a ridurre i consumi di elettricità del 10 per cento entro il 2024, figurano multe fino a 750 euro per gli esercenti che tengono aperte le porte dei negozi mentre è accesa l’aria condizionata in estate (e il riscaldamento in inverno) e fino a 1.500 euro per quelli che non spengono l’insegna luminosa dall’una alle sei del mattino: entrambe le misure saranno valide in tutta la Francia a partire da questa settimana. Per il piano di sobrietà, l’esecutivo ha creato cinque gruppi di lavoro, ognuno consacrato a un settore specifico: le amministrazioni pubbliche, le aziende, i negozi e i centri commerciali, le case e le collettività territoriali. Le proposte che emergeranno dalle concertazioni saranno dettagliate a fine settembre. I supermercati, la scorsa settimana, si sono già accordati per fare la loro parte: spegnimento delle insegne luminose alla chiusura, riduzione dell’illuminazione e abbassamento della temperatura.
 

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