(foto di Ansa)

Bulloni

Cosa ci dice la scelta di Bernardo Mattarella a Invitalia sul metodo Draghi

Stefano Cingolani

Si chiude l'era Arcuri a Invitalia. Insieme al nuovo amministratore delegato arriva anche Rocco Sabelli come presidente della grande holding di partecipazioni statali

Rocco Sabelli presidente, Bernardo Mattarella amministratore delegato (come il Foglio aveva anticipato il 27 aprile). Si chiude formalmente l’èra Arcuri, si apre una nuova fase per l’agenzia statale nata per attrarre investimenti? A giudicare dalla nuova prova del metodo Draghi applicato alle nomine, c’è da sperarlo, anzi da attenderselo. Intanto sono stati nominati (formalmente dal ministero dello Sviluppo economico d’intesa con il ministero dell’Economia) due manager con curricula manageriali e non politici. Sabelli ha nella sua carriera un ampio carnet di aziende private come la Piaggio e a partecipazione statale (Eni e Tim).

 

Nel 2008 viene scelto per portare a termine il cosiddetto piano Fenice, cioè il salvataggio dell’Alitalia messo a punto da Banca Intesa su incarico del governo Berlusconi. Si dimette nel 2012, il rilancio è in stand-by, ma il bilancio è in pareggio. Bernardo Mattarella era già in attesa. Nipote del presidente della Repubblica, Nino suo padre è un avvocato del lavoro, l’altro zio Piersanti è stato ucciso dalla mafia. Quando Domenico Arcuri era stato scelto nel 2020 dal governo Conte I per gestire la pandemia, la logica avrebbe voluto che qualcun altro lo sostituisse alla guida di Invitalia. Invece è prevalso il cumulo delle poltrone con esiti non positivi né per la lotta al Covid né per l’agenzia che intanto veniva caricata di altri oneri, a cominciare dall’Ilva.

 

Mattarella si è fatto le ossa spulciando i bilanci di casse di risparmio claudicanti, poi entra al Mediocredito centrale del quale è azionista il Tesoro. Viene mandato nella Sicilia dove è nato e alla quale resta legato, per occuparsi della Sicilcassa in liquidazione e del Banco di Sicilia che finirà in Capitalia e poi in Unicredit. Nel 2007 è assunto come capo della finanza alla Invitalia che stava già cominciando a cambiare pelle. Dieci anni dopo dopo torna al Mediocredito da amministratore delegato. Durante la pandemia ha gestito il Fondo di garanzia accogliendo richieste per 180 miliardi di euro.

 

Qual è il suo mandato a Invitalia? Nata nel 1999 (governo D’Alema) come agenzia del Tesoro con il nome di Sviluppo Italia, è diventata, con l’acquisizione della maggioranza dell’Ilva, la principale holding di partecipazioni statali insieme alla Cassa depositi e prestiti, una metamorfosi avvenuta quasi per caso o meglio per affrontare emergenze ad alto potenziale politico. C’è una grande pressione affinché si trasformi in una nuova Iri soprattutto dopo che la Cdp con la gestione Scannapieco ha intenzione di privilegiare gli investimenti al possesso di pacchetti azionari. Non è nei piani di Draghi, ma la partita resta aperta.

 

Come prima cosa, Invitalia dovrà chiarire la sua missione, nei confronti della ben più grande e dotata Cdp e più in generale in quel confine sempre più poroso tra stato e mercato. Affrontare la ristrutturazione dell’Ilva è un compito arduo, c’è bisogno di tutta l’esperienza imprenditoriale di Sabelli e della conoscenza finanziaria di Mattarella. Ma entrambi dovranno mettere ordine anche in Invitalia. Oggi possiede Infratel, l’Industria italiana autobus, Italia turismo, una holding di partecipazioni, oltre al Mediocredito diventato Banca del Mezzogiorno e al pacchetto in Acciaierie d’Italia che dovrebbe salire al 60 per cento.

 

L’accordo con ArcelorMittal è stato prorogato di due anni: ciò significa che una gran quantità di risorse finanziarie e professionali saranno assorbite dall’altoforno di Taranto. Quanto spazio resta per altre attività? La promozione degli investimenti sarà compito della Cdp e Invitalia assorbirà buona parte delle partecipazioni statali? E’ una ipotesi razionale, a prescindere se sia o no condivisibile. In ogni caso è una operazione che richiede a monte una scelta strategica di lungo termine e una chiara scelta politica. Sarà un dossier per il prossimo governo e il prossimo Parlamento, intanto Draghi ha piantato altri due bulloni.