editoriali
Per la Commissione europea il nucleare è verde
Ursula von der Leyen ha forzato la mano per inserire gas e nucleare nella classificazione degli investimenti sostenibili in linea con il Green deal. Governo diviso. Opportunità in vista
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha deciso di far correre all’Unione europea un grosso rischio, forzando la mano per inserire il gas e il nucleare nella tassonomia, la classificazione degli investimenti sostenibili in linea con il Green deal. Le implicazioni vanno ben oltre Bruxelles e arrivano fino a Roma, dove i due leader delle principali forze che sostengono il governo di Mario Draghi – Giuseppe Conte e Enrico Letta – si erano pubblicamente schierati contro l’inclusione di gas e nucleare. La tassonomia è un affare da migliaia di miliardi di euro. Secondo le stime della Commissione, servono 360 miliardi l’anno di investimenti per realizzare il Green deal. La tassonomia dell’Ue dovrebbe servire da guida per mobilitare gli investitori privati, ma potrebbe avere implicazioni sulle regole che si applicano a banche e stati membri o sugli acquisti della Bce. L’eventuale introduzione di una “golden rule verde” nel Patto di stabilità dovrebbe ruotare attorno alla tassonomia per stabilire quali investimenti possano essere esclusi dalle regole su deficit e debito.
Von der Leyen ha scelto di gestire personalmente la proposta sulla tassonomia, anche perché la sua Germania ha bisogno di molto gas dopo aver deciso di uscire dal nucleare. Una bozza trasmessa agli stati membri il 31 gennaio, con molte settimane di ritardo rispetto al calendario, ha provocato un’ondata di proteste da parte di governi, eurodeputati, esperti e gruppi di investitori. La critica più severa: scegliendo criteri blandi su nucleare e gas per accontentare Francia e Germania, la Commissione mina la credibilità della tassonomia e del Green deal. Ogni euro in più a nucleare o gas è un euro in meno per rinnovabili e batterie. La proposta finale allenta ulteriormente i paletti sul gas, come aveva chiesto la Germania. La scommessa di von der Leyen è che, per quanto scontenti, i governi non oseranno bocciare la sua tassonomia. Ma non è escluso che al Parlamento europeo ci sia la maggioranza assoluta necessaria al rigetto. Oltre a Verdi e Socialisti, anche una parte dei Popolari è contraria.
Un anticipo dello scontro a venire c’è stato mercoledì nella riunione della Commissione. Tre commissari di paesi contrari al nucleare – l’austriaco Johannes Hahn, lo spagnolo Josep Borrell e la portoghese Elisa Ferreira – hanno votato contro. Ma, durante il dibattito, altri quattro commissari hanno sollevato obiezioni, criticando il metodo von der Leyen e alcune scelte finali. E non commissari qualsiasi, ma pesi massimi: l’olandese Frans Timmermans (che è il responsabile per il Clima), la danese Margrethe Vestager, il belga Didier Reynders e l’italiano Paolo Gentiloni. Dopo la discussione, von der Leyen ha chiesto chi votava contro, in tre hanno alzato la mano, e la tassonomia è stata approvata senza tenere conto delle criticità sollevate dai quattro. Gentiloni è riuscito comunque a far inserire un chiarimento nel testo per specificare che la classificazione riguarda non solo l’energia sostenibile, ma anche quelle di transizione.
Il voto di Gentiloni è contro la linea espressa dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle. “L’inclusione del nucleare è per noi radicalmente sbagliata. E il gas non è il futuro”, ha detto Letta il 5 gennaio. “Il nucleare e il gas non fanno parte di quel futuro di cambiamento, sostenibilità e tutela ambientale che va incentivato”, gli ha fatto eco Conte il giorno dopo. Nelle riunioni dell’Ue degli scorsi mesi, il ministro Roberto Cingolani ha sempre appoggiato l’inclusione di gas e nucleare, anche se di nuova generazione. Dentro la coalizione di governo sono Lega, Forza Italia e Italia viva a sostenere il nucleare nella tassonomia. Gli eurodeputati di Matteo Salvini hanno applaudito la Commissione e chiesto che il governo Draghi “segua la stessa direzione”. Conte, invece, ha promesso di contrastare “questa soluzione in tutte le sedi”. Urgono chiarimenti e scelte, da cui dipende non solo il futuro verde dell’Italia, ma anche la sua sicurezza energetica.