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editoriali

Lo spread che sale non preoccupa

Redazione

Certo, ci sono timori per la fine della pax draghiana, ma l’economia è solida

Alle armi, alle armi, dopo i prezzi sale anche lo spread. Allora non è vero che Mario Draghi ha messo al sicuro l’Italia. Il dubbio è legittimo, ma è  fondato? La differenza tra i Btp italiani e i Bund tedeschi è salita a  142,4 punti base nei giorni in cui le banche centrali non operavano sul mercato per  le festività natalizie. Ieri è scesa a 138,8. Peggio ancora, incalzano i sovran-catastrofisti, è la prova provata che senza Bce il debito italiano non è sostenibile. Davvero? Il tasso medio ponderato effettivamente pagato su tutti i titoli emessi durante un certo anno è passato da 0,93% del 2019 a 0,59% nel 2020. Il rendimento medio a novembre era 0,515. Stiamo parlando di livelli mai così bassi. I Bot non rendono nulla, la media a novembre era negativa (-0,625). Siamo in terra incognita, come disse Draghi quando guidava la Bce. Prendiamo i fondamentali dell’economia italiana: la crescita del pil  nominale (cioè compresa l’inflazione) supera l’8%, nel 2022 si prevede che sarà attorno al 6%. Quindi il debito pubblico rispetto al pil scenderà del 2,1% quest’anno e del 4,1% l’anno prossimo, senza stangate. Anzi, la pressione fiscale si riduce dal 42,8 al 41,2% del pil nonostante l’aumento delle entrate  quasi 47 miliardi. Le imposte dirette salgono di quasi il 4%, le indirette addirittura del 10,5%. Miracolo? No, effetto della crescita. Poiché il debito è sostenibile quando il pil e le entrate fiscali conseguenti compensano la spesa per gli interessi, meglio che i sovran-catastrofisti depongano le armi. Motivi di preoccupazione esistono, ma a questo punto sono squisitamente politici. Lo spread risale per timore che crolli questo incerto, eppur fruttuoso equilibrio garantito da Draghi? Può darsi, finora però non è così. Non si vedono all’orizzonte vendite in massa di debito italiano che, del resto, è stato ormai ampiamente nazionalizzato: a parte la Bce attraverso la Banca d’Italia, i Btp e i Bot sono nei portafogli di  Generali,  Intesa Sanpaolo,  Montepaschi, delle banche e delle istituzioni finanziarie italiane che non hanno nessuna voglia di spararsi sugli alluci.

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