Foto Cecilia Fabiano/LaPresse

Editoriali

Elogio dell'Italia razionale

Redazione

Un paese che si rimbocca le maniche e che neppure il Censis sa fotografare

Da una parte c’è un’Italia in prenda al sonno della ragione dall’altra un’Italia che non s’affida più allo spontaneismo, ma cerca una nuova progettualità. Il Censis quest’anno racconta un paese bipolare, dando troppo peso però all’Italia irrazionale, e il suo stesso rapporto, d’altra parte, si presenta a due facce. La prima mostra un tessuto sociale infiltrato dall’irrazionale. Anche se è un tessuto marginale, tuttavia s’è imposto nelle televisioni, sui giornali, nelle piazze: “Il Covid non esiste per il 5,9 per cento degli italiani, per il 10,9 per cento il vaccino è inutile, il 5,8 per cento è convinto che la Terra è piatta, per il 10 per cento l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9 per cento il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone”. Una minoranza rumorosa, autoreferenziale, narcisistica e insieme distruttiva.

 

La seconda faccia emerge se si ha la pazienza di leggere il rapporto oltre i titoli a effetto, ed è quella di un paese che s’è rimboccato le maniche. La ripresa sarà anche “un rimbalzo nella scarsità” come scrive il Censis eppure una crescita del 6,3 per cento quest’anno e del 4,7 per cento l’anno prossimo come stima l’Istat non sono illusioni dell’ottimismo razionale. La parte più costruttiva del rapporto è quella che mette una pietra sul passato e pensa a un futuro diverso: “La società  è mutata e ha attraversato crisi con il continuo intrecciarsi di realtà emerse e sommerse, quotidiane e di lungo periodo, particolari e generali. Oggi questo non basta”. Si tratta di costruire una nuova “coscienza collettiva” che dia supporto a “una società che potrà riprendersi più per progetto che per spontanea evoluzione”, perché “l’adattamento continuato non regge più”. Affinché ciò avvenga, occorre “riprogettare e ricostruire, fisicamente, i luoghi che ospitano il pensare e non solo le strutture deputate a questo scopo, ma anche i soggetti che per anni hanno svolto funzioni di mediazione:  sindacati,  associazioni di categoria,  albi, casse professionali, associazionismo,  partiti politici”. Vasto programma. Aspettiamo il prossimo rapporto per capire se il cammino è cominciato

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