Fornero e De Romanis: “Non si cresce senza investire sui giovani” 

Le economiste all’evento del Foglio-Intesa Sanpaolo “Ridare energia all’Italia” hanno parlato di nuove generazioni. "È tutto un blablabla, poi alla fine si pensa sempre alle pensioni”. E il Pnrr non è la panacea, "tutto dipende da come lo attueremo"

"Sui giovani è tutto un blablabla, poi alla fine si pensa sempre alle pensioni”, dice Elsa Fornero a proposito del dibattito attuale sul post Quota 100 rispetto a quelle che  dovrebbero essere le vere priorità. L’ex ministro del Lavoro ne ha parlato a “Ridare energia all’Italia”, l’evento organizzato da il Foglio e Intesa Sanpaolo a Torino nell’Auditorium del grattacielo dell’istituto di credito. Crescita, efficienza e sostenibilità: qual è il futuro del paese, oltre l’ottimismo che si respira nell’èra Draghi, ora che si tratta di spendere bene i soldi  dell’Europa? Sono intervenute sul tema Elsa Fornero, docente presso il dipartimento di Management all’Università di Torino ed ex ministra del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo Monti, e Veronica De Romanis, docente presso il dipartimento di Scienze politiche all’Università Luiss Guido Carli, con la moderazione di Luciano Capone.

 

      

La professoressa Fornero ha spiegato perché fino a oggi la politica non sia riuscita a concretizzare gli annunci rivolti a proposito delle politiche per i giovani. Lo ha fatto citando Greta Thunberg: “È tutto un bla bla bla”, un chiacchiericcio che affolla i talk-show, spiega Fornero, che si accoda ai colleghi Tito Boeri e Carlo Cottarelli per fare un appello alla prudenza e non farsi travolgere dall’ottimismo: “La diagnosi è stata fatta, il problema centrale in Italia è la carenza di produttività. Ed è il problema centrale non dalla pandemia, ma lo è da venti o trent’anni. Ma bisogna andare oltre la diagnosi, spiegare le cause di questa mancanza di produttività. E tra le cause maggiori – continua l’economista – ci sono i mancati investimenti nel capitale umano, nella formazione, nell’istruzione, ma anche nell’educazione in alcuni ambiti fondamentali, quale per esempio quello finanziario, che è qualcosa di essenziale oggi, così come, all’inizio del Novecento, lo era il saper leggere e scrivere e il saper fare di conto. Si tratta quasi di un prerequisito di cittadinanza. E nel Pnrr purtroppo mancano elementi che vadano in questa direzione”. 

     
Il punto però, precisa Fornero, non è stabilire quanti e quali soldi spendere per i giovani, quanto piuttosto assumere una prospettiva che li tenga in considerazione anche quando il tema è apparentemente un altro: per esempio, quando si parla di pensioni. In Italia, dice l’ex ministra, è radicato il misunderstanding per cui la questione occupazionale vada affrontata così: si fa uscire qualcuno per farne entrare un altro. Per assumere un giovane bisogna pensionare un lavoratore maturo, magari in modo anticipato. Ma le cose non stanno così, e il pensionamento anticipato fornisce anzi un alibi alle aziende, che invece dovrebbero essere incentivate a riorganizzare l’occupazione interna. Cosa che l’ex ministra rivendica di aver fatto con la sua riforma, ricordando la reazione positiva delle imprese messe nelle condizioni di dover tenere ancora lavoratori non più giovani. 

   
Per questo, la valutazione della professoressa Fornero è cautamente ottimista: “Il punto delle riforme è farle vivere nella società, il Pnrr non è una soluzione taumaturgica, tutto dipende da come lo attueremo. Nel caso del superamento di Quota 100, il problema sono i diritti acquisiti che vengono dati per intoccabili, anche quando generano distorsioni e ingiustizie, come accade per le donne con Quota 100. Comunque – spiega Fornero – vedo il bicchiere mezzo pieno: Draghi ha dovuto cercare un compromesso su un tema che è stato fortemente politicizzato, più per ricerca del consenso che per convinzione. Draghi vada avanti”.

  
Anche la professoressa De Romanis parte dalle origini della disattenzione della politica verso i giovani. Mostra un grafico: prima della crisi finanziaria del 2008 l’incidenza della povertà era equamente distribuita tra vecchi e giovani, dopo la crisi ha iniziato a diminuire tra gli anziani e ad aumentare tra i giovani. La composizione della spesa pubblica, ribadisce De Romanis, è fortemente sbilanciata a favore della previdenza sociale e a sfavore di formazione e politiche attive per i giovani. Si parla di scuola: “La tendenza italiana è rappresentata bene dal ricorso indiscriminato alla didattica a distanza in questo ultimo anno e mezzo: da noi le scuole sono state sempre le prime a chiudere, cosa che non necessariamente avveniva nel resto d’Europa, per esempio in Francia. E se l’obiettivo è la crescita – Draghi ha parlato di un pil potenziale dell’1,2 per cento nei prossimi anni – le cose non possono andare avanti così”. Nel Pnrr qualcosa si muove, dice De Romanis: “Un miliardo e mezzo per gli istituti tecnici, 600 milioni per l’alternanza scuola-lavoro, strumento utilissimo che avevamo copiato dalla Germania e che il governo Conte I ha però depotenziato”. Poi i grandi assenti: nel Pnrr non si parla di asili nido, che De Romanis segnala come essenziali per ridurre le disuguaglianze di genere, fare pil e incentivare le nascite. Cosa che invece dovrebbe essere prioritaria in un paese vecchio come l’Italia. 

 
E poi c’è il problema fondamentale della natura dei fondi per attuare il Pnrr: “Dovremmo fare molta attenzione a selezionare, invece ora prevale la narrazione per cui possiamo spendere senza pensare. Non è così: a differenza di molti altri paesi europei, abbiamo fatto la scommessa di prendere tutto e subito, sia i sussidi sia i prestiti. È vero, si tratta di debito europeo che costa meno di quello italiano, ma sempre di debito si tratta. E il debito si affronta in due modi: o lo si ignora, si fa finta che non sia un problema, o lo si risolve con la crescita. Ma come speriamo di crescere occupandoci solo di pensioni e non investendo sui giovani? Si cade in un circolo vizioso. Una situazione paradossale se consideriamo che a discutere di questi problemi è il Parlamento più giovane di sempre”.