ANSA/FABIO FRUSTACI  

Accordi storici

La luna di miele tra imprese, sindacati e governo 

Giuseppe De Filippi

Mai come oggi siamo stati vicini a un’unità di intenti fra le forze produttive del paese. Merito di Draghi, che tiene fermi i partiti

La Confindustria di Carlo Bonomi tenta un programma riformista, perché sa che è il momento giusto, che il governo ha aperto una finestra di opportunità grazie a questa specie di strano stallo politico, in cui può chiedere ai partiti di rinunciare a “rinvii, giochetti e veti”. E sa che, per quelle cattive abitudini, adesso non è proprio aria. Bonomi sfuma la quota di quella specie di populismo confindustriale (una delle origini degli anticasta), abbassa certe bandiere adatte allo scontro tra visioni del mondo o utili a ricompattare e strappare applausi, ma poco produttive di modifiche reali. Prova a cogliere il momento magico a partire dai cambiamenti con cui si potrebbe incidere sul mercato del lavoro e propone di mettere ordine tra gli strumenti di assistenza e formazione creando un unico ammortizzatore sociale, universale e di natura assicurativa, orientato alla formazione e alla ricollocazione.

 

Uno strumento di contrasto reale ai problemi generati dalle crisi industriali e, a volte, dalle scelte delle multinazionali, e di cui ci sarà un bisogno enorme se si intende governare e non subire la transizione energetica. Metodi ben più utili dei proclami contro le delocalizzazioni o dei propositi, tristemente comici, di abolizione dei licenziamenti. Bonomi può osservare, dati alla mano, che non c’è stata la temuta corsa a licenziare alla fine del blocco dovuto alla crisi sanitaria. Ma quelli che furono allarmi, un po’ strumentalizzati dai sindacati, lasciamoli alla storia recentissima, perché, secondo gli industriali, il modo per arrivare a miglioramenti del nostro insieme di politiche sociali non è certo quello di cercare polemiche. Nessuno scontro in vista, anzi, la richiesta accorata e gentile, chiamandoli per nome, come per testimoniare la schiettezza del rapporto, ai segretari di Cgil, Cisl e Uil, perché si lavori assieme verso un patto tra forze produttive. Il contesto politico diverso fa credere che, in questo momento, alcuni obiettivi siano raggiungibili, sia per le condizioni politiche sia per l’inevitabile riferimento al Pnrr.

Confindustria cita quello che è stato un passo notevole, l’accordo per mantenere le fabbriche aperte anche nei momenti più bui della pandemia. E’ vero che, dopo quell’intesa, non c’è stato nient’altro di paragonabile nella capacità di affrontare problemi, ma è vero anche che la stagione contrattuale è stata meno dura di quanto alcuni in Confindustria temessero o desiderassero, con le note divisioni fra gruppi di aziende pronte a rinnovi più generosi e altre meno risposte a venire incontro alle richieste economiche. I primi segnali di ripresa positiva delle relazioni industriali sono precedenti anche all’arrivo del governo Draghi e alla disponibilità a fare da grande ombrello al patto tra imprese e sindacati. Ma ora, all’impegno ribadito si affiancano anche risorse e volontà politica da parte del governo. Per il fisco, Confindustria vede l’obiettivo di un’ulteriore riduzione del peso dell’Irap e mette in primo piano la richiesta di una diminuzione delle tasse sul reddito, sia attraverso ciò che avvantaggia anche i conti delle aziende, e quindi la riduzione del cuneo fiscale, sia per un vantaggio fiscale universale e primariamente a beneficio dei lavoratori, con l’effetto di incentivazione ai consumi.

Draghi è pronto a benedire il patto tra le forze produttive. Ma è agli imprenditori che chiede qualche sforzo in più e qualche cambio di linea. Nota che, sì, non ci sono stati i licenziamenti temuti ma che, dei nuovi assunti, tre quarti sono a termine. E sa che l’industria italiana, nel suo complesso, ha bisogno di investire per tenere il passo del cambiamento post pandemia. Si impegna nel breve per la legge sulla concorrenza. “Vi chiedo di sostenerla con convinzione”, dice, e l’enfasi sulla convinzione sembra un segnale verso quei settori industriali in cui la concorrenza non è mai stata troppo gradita.

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