Urbano Cairo (LaPresse) 

via libera al toto-Corriere

Il milieu milanese teme che la rissa Rcs-Blackstone sia un guaio per gli affari

Stefano Cingolani

Cairo, il futuro del Corsera e il ritorno del salotto buono

Si riunisce oggi il consiglio di amministrazione della Rcs che esaminerà i conti e prenderà atto delle dimissioni di Gaetano Miccichè, anello di congiunzione con Intesa Sanpaolo dal 2016 quando Urbano Cairo ha conquistato la casa editrice del Corriere della sera e della Gazzetta dello sport con il contributo importante della prima banca italiana. Miccichè se ne va “per motivi personali”, ma a Piazza degli Affari tutti interpretano la sua decisione come l’esaurirsi di un rapporto ormai logoro e l’inizio di una nuova fase. Sono finiti i tempi in cui Cairo veniva portato sugli altari per aver risanato il bilancio, oggi il duello ad armi impari con il fondo Blackstone turba relazioni e interessi cruciali e non solo a Milano: ad esempio è azionista di Autostrade per l’Italia e ha stretti rapporti con la Cassa depositi e prestiti.     

 

Via libera, dunque, al toto-Corriere. I soci storici rimasti in minoranza vogliono prendere più spazio, tra questi Marco Tronchetti Provera. “Voci destituite di fondamento” secondo l’amministratore delegato della Pirelli. S’affacciano nuovi partner come Paolo Rotelli, figlio di Giuseppe “re della sanità lombarda”. Negli ambienti della stessa Intesa è in corso una riflessione su come garantire la piena indipendenza del Corsera, magari attraverso una fondazione sul modello tedesco (Frankfurter Allgemeine Zeitung, per esempio). Cairo potrebbe chiedere aiuto a Leonardo Del Vecchio con il quale ha ottimi rapporti cementati dall’avvocatone Sergio Erede. Ma l’editore possiede quasi il 60 per cento delle azioni Rcs e due terzi dei diritti di voto: avrebbe davvero bisogno di un aiuto ingombrante? Del Vecchio scala Mediobanca (ne possiede quasi il 20 per cento) e guarda alle Generali. Perché mai infilarsi nei labirinti di via Solferino?

 

È un fronte parallelo, anche se Aldo Moro ha insegnato che le parallele possono anche convergere. In tal caso l’intersezione passerebbe per Mediobanca, la quale è azionista di Rcs formalmente con un 9,93 per cento. Dopo aver duellato per anni, adesso tra Carlo Messina amministratore delegato di Intesa e Alberto Nagel, gran capo a piazzetta Cuccia, c’è feeling e una collaborazione (come nel caso dell’acquisizione di Ubi banca) che si estende fino alla Unipol, socia Rcs con il 4,9 per cento.

 

La stessa Mediobanca è advisor di Blackstone impegnata con il suo braccio operativo Kryalos in una della operazioni immobiliari più consistenti nella Milano del dopo pandemia. Si tratta di palazzoni di gran pregio dislocati in centro: a via Turati, a piazza della Repubblica, a via Montenapoleone. Secondo alcune stime valgono circa un miliardo di euro e fanno capo alla Reale Compagnia Italiana formata da storiche famiglie milanesi. Blackstone possiede anche la sede del Corsera comprata nel 2013 per 120 milioni di euro. L’operazione era stata avviata da Pietro Scott Jovane, amministratore delegato espresso dalla vecchia proprietà, della quale Mediobanca era socio principale, quando la Rcs era oberata di debiti.

 

Tre anni dopo, vinta l’opa contro Andrea Bonomi, sostenuto da Mediobanca, Cairo denuncia il prezzo di vendita, poi fa causa al fondo che nel 2018 sta trattando con Allianz su una base di 250 milioni di euro. La pratica rimbalza tra Milano e New York, dove entro il 30 agosto si dovrebbe decidere se torna a Milano o se va avanti negli States e come.

 

In ogni caso Blackstone chiede i danni per quasi 600 milioni di dollari, metà a Rcs metà direttamente a Cairo editore. Siamo arrivati alle male parole: gli avvocati americani definiscono Cairo “un ricattatore”, lo accusano di estorsione, rievocano Mani pulite, elogiano i bei tempi del “salotto buono” (Mediobanca, Fiat, Pirelli, Generali e Intesa). Il salomonico lodo del tribunale milanese ha assolto il fondo dall’accusa di usura, ma ha negato che l’iniziativa dell’editore sia temeraria.

 

Questo scontro senza tregua ha prima irritato poi preoccupato il milieu degli affari che con Blackstone intrattiene importanti relazioni. Molti pensano che si arriverà a un compromesso, ma a quale costo per una Rcs il cui patrimonio è di 309 milioni di euro? La società non ha accantonato nulla in bilancio e Cairo non ha intenzione di proporlo nemmeno al consiglio odierno.

 

La Consob non ha nascosto la sua preoccupazione. Le dimissioni di Miccichè hanno penalizzato sia le azioni Rcs sia quelle di Cairo editore. Enrico Cuccia amava dire che i grandi affari si fanno in agosto e per questo lui non andava in ferie, chissà che non abbia ancora ragione.