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editoriali

Il motore delle riforme

Redazione

L’Italia cresce di più, ma è sempre fanalino di coda in Europa. Il Pnrr non basta

La Commissione europea ha rivisto al rialzo, in maniera significativa, la previsione di crescita dell’Italia per il 2021: il pil quest’anno aumenterà del 5 per cento, quasi un punto in più rispetto alle stime di un paio di mesi fa (+4,2 per cento). Per il 2022 la stima è molto simile, anche se in leggero ribasso (+4,2 per cento anziché +4,4 per cento). Il dato positivo è dovuto alla ripresa migliore del previsto dell’attività economica dopo le riaperture e l’allentamento delle restrizioni anti Covid. C’è quindi da gioire, ma se si guardano i dati in prospettiva il quadro è molto diverso. E’ vero che la performance dell’Italia migliora e ora è in linea con le previsioni per la media dell’area euro, ma l’economia italiana era crollata molto di più rispetto agli altri paesi europei: se il pil dell’Eurozona nel 2020 è caduto di 6,5 punti, quello italiano è crollato del 9 per cento. Ciò vuol dire che il rimbalzo italiano del 5 per cento, migliore del previsto, è comunque più fiacco di quello degli altri paesi europei.

Se in alcuni stati membri la loro produzione economica tornerà ai livelli pre crisi già entro il terzo trimestre del 2021, in Italia succederà solo un anno dopo, nel terzo trimestre del 2022 (sempre se non si riacutizzerà l’epidemia). E cioè, l’Italia uscirà dalla crisi Covid dopo Germania, Francia, Spagna... per ultima. Ma in realtà non saremo ancora usciti dalla crisi, perché a fine 2022 torneremo ai livelli di pil del 2019, che però erano ancora inferiori ai livelli pre crisi del 2011. Le previsioni della Commissione includono ovviamente l’impatto degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma questo vuol dire che praticamente la nostra crescita è letteralmente trascinata dall’Ue. Le stime della Commissione non contano però gli effetti delle riforme previste dal governo Draghi, che possono essere il motore interno della crescita. Ecco, in questa fase non dovremmo chiederci cos’altro l’Europa può fare per l’Italia, ma cosa l’Italia può fare per se stessa. La risposta è semplice: le riforme.

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