Luigi Marattin di Italia Viva in piazza Colonna a Roma (ANSA/CLAUDIO PERI)

Editoriali

Il primo passo della riforma fiscale

Redazione

Semplificazione, meno tasse e più crescita. Sul fisco il Parlamento parte bene

Nel mese di luglio si apre il cantiere della riforma fiscale. Le Camere dovranno discutere una legge delega per incaricare il governo di modo da superare le storture del sistema tributario. Per una volta non si tratterà di un lavoro alla cieca: il dibattito parlamentare è infatti preceduto da un’approfondita indagine che si è svolta in seno alle Commissioni Finanze riunite, grazie soprattutto alla determinazione e alla competenza del presidente della Commissione Finanze della Camera, Luigi Marattin.

 

Dopo un lungo ciclo di audizioni, è stato approvato a larghissima maggioranza (astensione di Leu e voto contrario di FdI) un documento conclusivo che individua con precisione sia i problemi, sia le possibili vie d’uscita. Il documento indica chiaramente nella crescita economica l’obiettivo cruciale della riforma: naturalmente, il fisco assolve a molte funzioni, dal finanziamento dei servizi pubblici e delle altre spese dello stato alla redistribuzione delle risorse. Ma ci sono molti modi per raggiungere questi obiettivi, e quello italiano – che è il risultato di una stratificazione disordinata di interventi spesso contrastanti – è particolarmente inefficace.

 

Da qui nasce la triplice esigenza di ridurre la pressione fiscale (a partire dai redditi medi e bassi), di trovare un migliore equilibrio sulla tassazione dei fattori della produzione (sgravando in particolare il lavoro, ma anche il capitale), e di semplificare drasticamente il disegno complessivo del fisco. Per farlo, occorre prendere di petto il caotico sistema di detrazioni, deduzioni e bonus, rendendo il meccanismo più comprensibile e meglio orientato agli obiettivi della politica economica (tra cui anche la transizione verde). Tra il dire e il fare c’è, come sempre, di mezzo il mare: e se è facile invocare la riduzione delle spese fiscali, sarà molto più difficile mettersi d’accordo su quali, come e dove tagliare. Ma per una volta il legislatore ha voluto “conoscere” prima di imbarcarsi nella riforma. Speriamo che il “deliberare” sia conseguente a queste ottime (e non comuni) premesse.

 

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