Aldo Cazzullo (foto Ansa)

editoriali

Contro gli economisti di prossimità

Redazione

Contano le impressioni o i dati ufficiali? Due postille a Cazzullo e Bottura

Uno dei problemi della nostra società, che ha portato alla perdita di fiducia negli esperti, è la difficoltà di comunicare fenomeni sempre più complessi. E una delle armi più potenti dei populisti è invece quella di spiegare la complessità  con gli aneddoti, cosa che poi porta a proporre soluzioni semplicistiche e ad alimentare percezioni distorte.  E’ il caso degli interventi di due commentatori molto seguiti. Il primo è Luca Bottura, autore satirico, che sull’Espresso ha scritto una lettera seria al premier Mario Draghi per contestare la sospensione del Cashback. Al di là del giudizio che ognuno può avere sul provvedimento, ciò che Bottura critica è l’analisi economica  di Draghi. Il premier, basandosi sui dati della distribuzione di reddito e di utilizzo dei mezzi di pagamento elettronici, ha concluso che “il Cashback ha un carattere regressivo” (cioè avvantaggia di più i ricchi).

Bottura non la pensa così. Dice che non è vero. E non perché abbia altri dati, ma perché ritiene di conoscere per prossimità le abitudini dei poveri meglio di un esponente dell’establishment: “Capisco che da Palazzo Chigi, o dalla sede della Bce, che manco so dove sia ma immagino in un grande parco con fontane che danno vino, il contatto con le fasce meno abbienti possa condurre a severi errori di valutazione ma…”. Qualcosa di analogo si è visto in uno scambio  sul Corriere della Sera. Giorni fa Aldo Cazzullo, parlando  del caro-prezzi nell’era post Covid, commentava “l’Istat ci dirà, come sempre, che l’inflazione non c’è”. Gli ha risposto l’Istat dicendo che a giugno i prezzi sono cresciuti in un anno dell’1,3%. “I prezzi in cui mi imbatto crescono decisamente più dell’1,3%”, è la replica del giornalista. Sia Bottura sia Cazzullo sono in buona fede. Ritengono davvero di poter valutare, per esperienza diretta, gli effetti redistributivi di un bonus fiscale dell’ex presidente della Bce o di calcolare l’inflazione meglio dell’Istat. Ma è proprio questo il problema: una sensazione non è una valutazione d’impatto e una percezione non è una statistica