(foto Ansa)

La voce di Landini

Nunzia Penelope

La Cgil sopprime il portavoce, d’ora in poi il Segretario segue da solo i rapporti con i media

Roma. Nell’era dei portavoce, la Cgil decide di andare controcorrente: Maurizio Landini, d’ora in poi, farà da solo. Con una delibera della segreteria, da oggi il ruolo di “portavoce del segretario generale” viene cancellato. Il motivo, si legge nella delibera, è semplice: “Avendo lo stesso segretario generale l’abitudine e la propensione a intrattenere direttamente i rapporti con la stampa e i media in generale”, un portavoce è inutile. Quanto a Massimo Gibelli, che da anni ricopriva quel ruolo, prima con Sergio Cofferati, poi con Susanna Camusso, tanti ringraziamenti e ciao. La decisione può sorprendere all’esterno, ma non dentro la Cgil, dove non era un mistero che, di fatto, Gibelli non svolgeva più la funzione da oltre un anno. 

 

Tutto inizia infatti a dicembre 2019, quando Maurizio Landini affida a una società esterna, di proprietà di Gianni Prandi, imprenditore del settore e legato al segretario da un’amicizia che data all’adolescenza, il compito di riorganizzare la comunicazione. Progetto ambizioso, che prevede il lancio di una nuova piattaforma digitale, ma che soprattutto si pone l’obiettivo di realizzare “un osservatorio permanente socioeconomico”, in grado di gestire sondaggi e “di misurare e verificare l’efficacia del messaggio Cgil”. Così si leggeva nella lettera inviata da Landini a tutte le strutture, a dicembre 2019. 

 

Nella lettera, il segretario spiegava che era necessario “un profondo cambiamento” nella comunicazione, non più in sintonia coi tempi. E poiché  in passato il tema era stato affrontato più volte ma senza esito, “ho pensato – proseguiva Landini – che fosse necessario mettere in campo competenze ed esperienze anche esterne alla nostra organizzazione”.  Come capo del nuovo progetto, oltre alla società di Prandi, Landini sceglie Gabriele Polo, già direttore del manifesto e spin doctor del segretario negli anni della Fiom, e gli affida l’incarico di direttore di tutta la comunicazione della Cgil. Gibelli per il momento resta nel ruolo (che peraltro con l’avvento di Landini nessuna delibera aveva riconfermato) ma già nei primi mesi del 2020, in piena pandemia, il segretario generale fa sapere di non ritenere più necessario un portavoce: può cavarsela da solo. Nel frattempo nasce la società Futura, posseduta al 49 per cento dalla Cgil confederale e per il resto alle categorie, incaricata di curare eventi e social, e Collettiva, piattaforma di raccolta di tutte le informazioni che arrivano dalle strutture della Cgil sul territorio nazionale. 

 

La funzione dell’ufficio stampa viene ridimensionata, se non svuotata, mentre la maggior parte della comunicazione passa dalla piattaforma e dai profili social. Con fortune alterne: quando in autunno la Cgil organizza un dibattito tra Landini e il premier Conte, a seguirlo su Facebook ci sono meno di 200 persone.  Negli ultimi mesi, nuovo colpo di scena: anche Polo, a quanto si dice, sarebbe stato messo da parte, in quanto non funzionale al “progetto”. 

 

A questo punto, diciamo, la rivoluzione della comunicazione in Cgil sembrerebbe compiuta. Con quali esiti, difficile immaginarlo. Per quanto Landini abbia la “propensione” a parlare direttamente con la stampa, sembra difficile che possa fare il portavoce di se stesso a tempo pieno. Quanto a Gibelli, essendo stata cancellata la sua funzione, in teoria potrebbe rientrare tra i casi di licenziamenti economici. Ma sembra difficile che proprio la confederazione, che si è tanto battuta per il blocco dei licenziamenti, vi ricorra.  Quel che è certo è che per intervistare Maurizio Landini, d’ora in poi, bisognerà telefonargli direttamente.

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