È già cominciato il toto ministri, il toto poltrone, il toto amici. Ma se per la formazione del governo sono ancora troppe le variabili (ancor più per chi si avventura in organigrammi alle alte sfere dello stato e del parastato) è possibile cercare qualche indizio nelle relazioni tessute da Mario Draghi durante la lunga marcia, che dura da quasi quarant’anni, dentro le istituzioni italiane e straniere. Le prime tracce sono nel collegio Massimo, il liceo romano dei gesuiti, che lo ha segnato in modo indelebile. Si pensi al rapporto con il suo professore, Franco Rozzi, una figura di riferimento per lui che aveva perso il padre da ragazzo. I giovanotti di buona famiglia che poi faranno carriere brillanti sono davvero molti, da Luca di Montezemolo a Giancarlo Magalli, Luigi Abete, Gianni De Gennaro, Staffan de Mistura, Aurelio De Laurentiis al quale Draghi ha telefonato, lui romanista da sempre, per sostenerlo nel comune antagonismo verso la Juventus. A raccontarlo è stato il presidente del Napoli, segno che il cemento dell’amicizia non s’è mai corroso.
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