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Il coronavirus aggrava le condizioni del paziente Alitalia

Andrea Giuricin

Crolla il traffico mondiale, le prenotazioni scendono del 50-70 per cento. Così il nuovo prestito ponte brucerà prima del previsto

[Aggiornamento delle ore 18 del 28 febbraio 2020] La Commissione europea ha avvitato un'indagine approfondita per valutare se il prestito di 400 milioni di euro concesso ad Alitalia costituisca un aiuto di stato e se sia conforme alle norme Ue. Sul Foglio avevamo già parlato di questa possibilità con gli articoli di Carlo Stagnaro e Maria C. Cipolla.

 

 

 

 


 

La crisi del coronavirus arriva nel momento peggiore per Alitalia. La compagnia aerea italiana, che probabilmente nel primo semestre avrebbe comunque chiuso con perdite di oltre due milioni al giorno, si ritrova ora nel mezzo di una crisi globale. E’ bene ricordare che dopo avere ricevuto 900 milioni di euro nel 2017, che insieme agli interessi non verranno mai più restituiti agli italiani, il vettore ha appena ricevuto un ulteriore prestito ponte di 400 milioni di euro. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha confermato che si creerà una bad company alla quale verranno conferiti i crediti dei contribuenti italiani. Di fatto si è ammesso che circa 1,5 miliardi di euro saranno buttati in questo calderone. La politica dunque ha deciso di spendere così tanti soldi per arrivare a una soluzione spezzatino, dove la parte buona della compagnia verrà “regalata” a un operatore. Per quale motivo? Secondo quali criteri di trasparenza?

 

E’ bene allora ricordarsi delle promesse dei politici (di tutti i colori) che hanno sempre detto che i prestiti ponte sarebbero serviti a trattare con il migliore offerente. Ora che è chiaro che non esiste un migliore offerente, risulta lampante che andare a trattare in una posizione di sempre maggiore debolezza è stato un suicidio. Perciò sarebbe stato bene chiudere la partita Alitalia in fretta quando ancora vi erano delle compagnie che potevano essere interessate a dei pezzi dell’azienda, pagando anche un compenso per gli asset. Invece la politica ha fatto passare il tempo mentre la compagnia perdeva in due anni e mezzo oltre un miliardo di euro. E ora, a fine maggio, se mai la compagnia potrà arrivarci con questo prestito, la soluzione nuova è una soluzione vecchia (BadCo e spezzatino) con però 1,5 miliardi di euro in meno dei contribuenti. Ma perché questa soluzione potrebbe essere comunque difficile da raggiungere nonostante la creazione ad hoc di una newco?

 

L’effetto coronavirus mette in difficoltà tutte le compagnie aeree, soprattutto dal punto di vista della cassa. In questo momento la caduta delle prenotazioni è nell’ordine del 50-70 per cento e se la situazione dovesse prolungarsi per qualche settimana, la cassa di Alitalia finirà in fretta e la compagnia dovrà chiedere un altro prestito ponte al governo. Se per un mese la riduzione delle prenotazioni sarà intensa, potrebbero mancare ad Alitalia oltre 150 milioni di euro di introiti.

 

L’effetto coronavirus ha anche un effetto secondario. Se il mercato aereo italiano è cresciuto in maniera pressoché costante dal 1997, anno della liberalizzazione del mercato, nel 2020 rischia di vedere una caduta del traffico e dei ricavi . Se prima le altre compagnie avrebbero sostituito senza problemi il traffico di Alitalia, che ricordiamo essere ormai inferiore all’8 per cento del numero dei passeggeri per e dall’Italia (mercato internazionale), ora la situazione è molto più complicata.

 

Per tale ragione, piuttosto che buttare ulteriori soldi in Alitalia con un terzo prestito ponte in tre anni, sarebbe meglio cercare di stimolare la domanda di trasporto aereo con una riduzione della tassazione oggi esistente. Ad esempio gli ultimi governi hanno aumentato le “tasse comunali” che ormai incidono per 6,5 euro a biglietto (quelle che l’ex ministro Lorenzo Fioramonti avrebbe voluto aumentare ulteriormente). Un’eliminazione di tali tasse per il mese di marzo potrebbe costare meno di 30 milioni di euro con il beneficio di rilanciare la domanda di trasporto aereo e aiutare la sostituzione di quelle rotte che Alitalia tenderà a tagliare sotto le ali di una crisi sempre più pesante.

 

E’ sempre meglio cercare di stimolare la domanda tramite una riduzione delle tasse per 30 milioni di euro piuttosto che buttare i soldi del contribuente, magari con un ulteriore prestito ponte di 200 milioni di euro. Gli effetti dell’epidemia sicuramente aggravano le condizioni di Alitalia, ma potrebbero portare un po’ di buon senso al governo.

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