Roberto Gualtieri (foto LaPresse)

No Pat & No Priv

Redazione

Nella confusione sappiamo che non ci sarà né patrimoniale né privatizzazioni

Intervistato da Repubblica, alla domanda “ci sarà una patrimoniale?” il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha risposto “lo escludo”. Evviva. Due parole possono bastare per troncare sul nascere una tentazione che, inutile nasconderlo, girava abbastanza tra Cgil, parte del Pd e parte dei 5 stelle, benché sia minoritaria in parte per raziocinio, in parte per equità, in parte per togliere all’opposizione salviniana e non uno dei principali strumenti di propaganda. Come è stato più volte dimostrato di patrimoniali ce ne sono già in quantità, dall’Imu sulle seconde abitazioni alle imposte sui depositi bancari passando per le famose accise che proprio Salvini aveva promesso di abolire seduta stante. Fruttano 40-45 miliardi all’anno e, a differenza delle patrimoniali classiche, sono ripetibili all’infinito.

 

Il che spiega anche perché la patrimoniale classica, che non è Belzebù se applicata alle super ricchezze e alle successioni improduttive (paesi civili e con prelievo fiscale minore come Francia, Stati Uniti e Germania ce l’hanno), sia inattuabile e vessatoria da noi. Nel dare a Gualtieri il benvenuto nel club dei No Pat, bisogna però anche dargli la tessera dei No Priv. Il ministro ha infatti riconosciuto che l’obiettivo di realizzare 18 miliardi di privatizzazioni nel 2019 “è ormai del tutto irrealistico”. Con sincerità Gualtieri osserva che “le grandi aziende pubbliche strategiche ed efficienti portano dividendi corposi e sono uno strumento di politica industriale”.

 

Si parla evidentemente di Enel ed Eni soprattutto. “Le privatizzazioni non possono essere viste come strumenti per fare cassa”, aggiunge. Vero, infatti i loro introiti dovrebbero andare per legge ad abbattimento del debito; ma 18 miliardi sono in effetti più un segnale simbolico che altro. Dunque meglio non tirare in lungo la finzione. Questi discorsi però si dovrebbe applicare anche per Alitalia. E’ un’azienda strategica? Non pare. Efficiente? Men che meno. Frutta dividendi (non diciamo corposi)? Al contrario costa ai contribuenti, e la nazionalizzazione diretta e indiretta porterà altre spese. Dunque evviva i No Pat; ma occhio anche ai No Priv.

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