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Ivass, Cdp, e tutto quel che fa pil

Redazione

Nel tritatutto della credibilità. Questioni vitali maneggiate come fango

Non è preoccupante che Paolo Savona abbia sbagliato portone, bussando all’Antitrust anziché alla Consob di cui sarà presidente. E’ preoccupante che il governo abbia confuso le autorità a tutela di investitori e risparmiatori per un ring di lotta nel fango. Il Cdm ha confermato uno dei due consiglieri dell’Ivass, Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, primari acquirenti e possessori di titoli di stato. Il M5s non avrebbe in realtà voluto confermare nessuno, ma ha dovuto rinnovare l’incarico almeno a un consigliere per evitare – in extremis – il blocco dell’organismo. Con un consigliere e il presidente l’Ivass può continuare l’attività interna e di vigilanza. Confermato Alberto Corinti (tecnico, responsabile dei rapporti con le associazioni europee) ma non Riccardo Cesari (accademico, esperto di tutela della clientela). I motivi della scelta non sono noti. “Luigi Di Maio avrà lanciato una monetina?”, ironizzano nell’ambiente. L’impasse potrebbe riproporsi a maggio, prima delle elezioni, quando per le scadenze del direttorio rischiano di rimanere paralizzate sia la Banca d’Italia sia l’Ivass. E’ poi in dirittura la sostituzione di Tito Boeri alla presidenza dell’Inps, dopo mesi di attacchi legastellati per le sue osservazioni a quota 100 o alle politiche anti immigrazione. L’avventurismo dilettante di chi governa tocca vette psichedeliche con la Cdp che annuncia di raddoppiare la quota in Telecom. Operazione comunicata in serata giovedì, decisa da un cda rapido dal quale non ci si aspettava nulla, la cui unica logica pare quella di pungolare il socio francese di Telecom, Vivendi, in vista di un’assemblea di marzo che potrebbe cambiare – ancora – gli equilibri del consiglio. Forse qualche gilet giallo s’è impossessato del fortino del risparmio postale di Via Goito, o più probabilmente il governo sta triturando la credibilità nazionale. Non ci si può aspettare altro da una coalizione di partiti che spernacchia la Banca d’Italia quando il paese è l’unico in Europa a entrare in recessione o i cui esponenti (venerdì il responsabile economico della Lega Borghi) sventolano l’uscita dall’euro, poi ritrattano, poi vengono smentiti dal “capitano” (il vicepremier Salvini). Questioni vitali maneggiate come fango.

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