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Perché l'evasione in Italia non dipende solo dal tetto ai contanti

Maria Carla Sicilia

Lega e M5s hanno idee diverse sull'uso delle banconote e dei pagamenti elettronici. Ma nessuna delle due può bastare per limitare le tasse non pagate 

"Fosse per me non porrei nessun limite al contante". L'idea è di Matteo Salvini, che all'assemblea annuale di Confesercenti ha riaperto il dibattito tra chi pensa che i pagamenti tracciati con carte di credito siano la soluzione all'evasione fiscale e chi invece fa il tifo per l'uso delle banconote. Due posizioni che nel governo attuale sembrano essere contemporaneamente presenti. Al ministro dell'Interno ha infatti risposto il collega vicepremier Luigi Di Maio, ricordando che il tema non è oggetto del contratto di governo e che semmai la linea del Movimento 5 stelle a riguardo va nella direzione opposta: "Lavoriamo su altri fronti, per esempio sulle difficoltà che vivono tanti commercianti in Italia nel pagamento elettronico. Dobbiamo eliminare quei costi".

 

Che il M5s veda nei pagamenti in contanti un'opportunità per il dilagare della corruzione e per chi vuole aggirare il fisco era già chiaro dalle critiche rivolte a Matteo Renzi, quando nel 2016 alzò il tetto dei contanti a tremila euro, dai mille che aveva fissato il governo Monti. "Limitare il contante, incentivare l’uso della moneta elettronica è la via maestra per combattere le mafie, il riciclaggio di denaro e creare un’economia sana", dicevano i parlamentari M5s della Commissione Antimafia. Eppure ci sono paesi in cui la quantità di contanti in circolazione è superiore a quella dell'Italia, per esempio la Germania, come registra una classifica del Politecnico di Milano, ma non per questo registrano un tasso alto di evasione fiscale. La differenza la fanno fattori strutturali della nostra economia ma anche gli strumenti con cui si controllano i conti dei contribuenti. 

   

"Favorire i pagamenti elettronici può funzionare per contrastare l'evasione fiscale – dice al Foglio l'economista Francesco Lippi – ma solo potenzialmente. L'idea che mettere un limite all'uso del contante serva a ostacolare l'evasione è un'idea illusoria. Introdurre nuove norme non significa che poi le leggi vengano rispettate, e aggirarle in questo caso sarebbe molto semplice. Un gran numero di transazioni economiche nasce in situazioni illegittime e resterebbe tale anche in presenza di nuove leggi". Secondo Lippi senza un sistema di controlli ben organizzato, la digitalizzazione dei pagamenti non può bastare per far emergere il nero della nostra economica. "Il vero strumento per contrastare l'evasione è nelle leve che già abbiamo, quegli strumenti di lotta all'evasione oggi sottoutilizzati, come la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle Entrate, di cui si possono migliorare i controlli. Con le dichiarazioni di questo governo sembra invece che l'intenzione sia strizzare l'occhio agli evasori. Dire 'basta redditometro, basta spesometro, basta tetto al contante' sembra un linguaggio in codice per sottintendere: capiamo che ci sono dei motivi per non pagare tutte le imposte come si deve. E questo è un messaggio molto preoccupante, perché orienta le scelte delle persone". 

   

L'altro argomento spesso utilizzato per giustificare la possibilità di pagare in contanti è quello dello stimolo al commercio. "Mi sembra un argomento senza basi – continua Lippi – perché l'economia è stimolata da quanto reddito c'è, non dalla forma di pagamento consentita". Guardando poi a come funzionano le cose negli altri paesi, sembra che l'idea di Salvini sia completamente anacronistica, come notava anche il Sole 24 ore. L'esempio più estremo della direzione che vuole prendere l'Europa viene dalla Svezia, dove già alla fine dello scorso anno circa il 98 per cento delle transazioni economiche erano cashless, quindi elettroniche. "Se si mettesse in piedi una politica seria nel corso dei prossimi dieci anni e lo facesse una persona credibile la strada della Svezia potrebbe essere raggiunta. Ma serve un governo capace". E il modello Svezia può essere una soluzione per azzerare il sommerso? "Realisticamente qualche piccola fascia di evasione c'è anche nelle economie molto sviluppate, ma quello che fa la differenza è la quantità: le economie sommerse di grandi dimensioni si trovano nei paesi poco sviluppati e sono un problema per i conti pubblici perché chiaramente non pagano imposte. Molta dell'evasione italiana la fanno le piccole imprese, e in Italia ce ne sono molte. In futuro dovremmo augurarci che le attività meno produttive e redditizie, più portate a evadere, lascino il posto a imprese grandi, più produttive e redditizie. Questo sarebbe già un grande passo verso la riduzione dell'evasione nel nostro paese, anche senza cambiare le abitudini di pagamento".