Screenshot del film La scuola del 1995, diretto da Daniele Luchetti

Professori, meriti e stipendi

Redazione

I docenti guadagnano poco. Ma l’aumento (e il posto) per tutti è sbagliato

Gli insegnanti di ogni ordine e grado in Italia guadagnano poco, è risaputo. Prima ancora che un problema socio-economico, è un suicidio culturale, perché tende a far considerare l’insegnamento un lavoro di ripiego. E sarebbe ora di capirlo. Ma detto questo, come se ne esce? Una petizione promossa in questi giorni da insegnanti delle primarie recita: “Per insegnare occorre la laurea, abbiamo specializzazioni e master, al concorso ci chiedono competenze di informatica e di inglese. Eppure valiamo di meno in busta paga dei colleghi che insegnano alle medie, alle superiori e in università: non è giusto”. C’è qualcosa di vero (università a parte, però). Poi c’è un’altra petizione che chiede che gli stipendi dei docenti italiani siano parificati a quelli europei, notoriamente migliori: un prof delle superiori da noi guadagna circa 25 mila euro, in Spagna oltre 33 mila, fino ai 40 mila della Germania. Per non parlare, spesso, delle condizioni di lavoro. E anche qui c’è del vero. Ma come se ne esce? Una cosa su cui le petizioni sbagliano, ed è un tic significativo, è la richiesta che l’equiparazione sia “uguale per tutti”, al di là dei ruoli e dei meriti. E’ un errore: per guadagnare di più occorre, oltre a essere più bravi, fare in modo che il sistema sia competitivo, efficiente, aperto alla concorrenza. Ma è un errore che fa il paio, tragicamente, con lo stesso disinteresse per ogni politica di merito che, al di là delle parole, la gestione statalista della scuola continua a praticare. Gli incentivi previsti dalla riforma della Buona scuola, va riconosciuto, sono minimi al limite dell’indecenza. Ma, a fronte di questo, si è appena optato per l’assunzione di migliaia di precari, senza una vera logica di sistema. Risultato: più stipendi per tutti, ma sempre bassi. What else?

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