Genesi di una legge anti economica. La Iannuzzi Connection

Alberto Brambilla

Cosa c'entra la storia di un deputato campano con un provvedimento che può paralizzare il settore petrolifero in Italia

Roma. E’ in discussione alla Camera un provvedimento che vieta nel territorio dei parchi naturali e nelle aree contigue le attività di prospezione, ricerca, estrazione e sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi – potenzialmente cataclismatico per il settore petrolifero italiano (Il Foglio, 15 marzo). Il divieto è infatti generalizzato: non distingue le nuove attività da quelle in corso né definisce il significato di “contiguo”, rischiando di travolgere sia alcune aree di attività di estrazione come quelle dell’Eni in Basilicata, che insistono in parte nei territori del Parco dell’Appennino lucano e della Val d’Agri, sia future attività di altre società nazionali ed estere.

 

 

L’iniziativa nasce da un emendamento, passato in Commissione ambiente della Camera, presieduta da Ermete Realacci, e inserito nel disegno di legge sulle aree naturalistiche protette, il cui primo firmatario è Barbato Iannuzzi, detto Tino, 56 anni, un deputato cilentano di Areadem (corrente di Dario Franceschini molto forte in Parlamento), che viene da Valle dell’Angelo, in provincia di Salerno. La politica è una missione di famiglia. Suo cugino, Salvatore Iannuzzi, è sindaco del comune ed è anche presidente della Comunità del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni che riunisce i sindaci di circa ottanta comuni che del tutto o in parte ricadono nell’area naturalistica che abbraccia tutto il salernitano.

 

Il comune di Valle dell’Angelo (235 abitanti) è una piccola roccaforte riformista – ha battuto il record di comune campano con la più alta percentuale di Sì al referendum costituzionale (71 per cento) – con una spiccata allergia agli idrocarburi – al referendum sulle “trivelle” del 17 aprile, che a livello nazionale non raggiunse il quorum, il 76,81 per cento dei cittadini era favorevole a vietare le attività di prospezione coltivazione e ricerca di idrocarburi a mare (non su terra) in una provincia, quella di Salerno, con una elevata percentuale di contrari alle “trivelle” (91 per cento). La popolazione è sensibile alla propaganda “antipetrolio”.

 

La Iannuzzi family ora è in piena campagna elettorale per le amministrative di giugno e anche Tino è stato indicato dal Pd candidato sindaco per il comune di Mercato San Severino (22 mila abitanti) e ha deciso di ingaggiare una battaglia contro la Shell che il 22 dicembre scorso aveva chiesto al ministero dell’Ambiente di autorizzare una procedura di valutazione di impatto ambientale per avviare indagini di prospezione in una zona contigua al Parco del Cilento che si chiama “Monte Cavallo”, tra Basilicata e Campania, oltre ai permessi di ricerca chiamati “La Pignola” e “Cerasa”, che invece sono in Basilicata. La quasi totalità dei sindaci dell’area chiamata “Monte Cavallo” è sostanzialmente contraria. La società anglo-olandese Shell, attraverso Shell Italia E&P, ha intenzione di produrre delle analisi innocue con la sismica passiva attraverso i geofoni, dei microfoni, con dimensione di pochi centimetri di diametro e lunghezza, impiantati nel terreno per ottenere una mappatura geomorfologica del suolo e capire se la situazione mineraria è interessante per l’estrazione di idrocarburi. I risultati ottenuti dall’indagine verrebbero condivisi con l’Università Federico II di Napoli, l’Università della Basilicata e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) per contribuire alla ricerca sui sismi e altro. Sembra che le intenzioni di Iannuzzi – contattato al telefono tre volte, non ha richiamato – abbiano finalità particolari ma ricadute gravi per buona parte del territorio nazionale. Non a caso durante gli anni Cinquanta il sociologo Edward C. Banfield viaggiando nella contigua Lucania per scrivere l’opera-reportage “Le basi morali di una società arretrata” conìo il paradigma del “familismo amorale” per spiegare l’origine della vocazione all’immobilismo economico riscontrata in quelle popolazioni rurali: pensare al proprio nucleo famigliare anziché alla collettività, o per metterla come Banfield “massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo”.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.