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La scossa fiscale di Trump ci riguarda

Redazione
Perché farsi contagiare dal grande taglio delle tasse americano.

C’è un impegno che difficilmente Donald Trump potrà eludere, salvo rimetterci la riconferma vista la maggioranza repubblicana in Senato e nella Camera dei rappresentanti. Ed è qualcosa che non riguarderà solo gli Stati Uniti. Parliamo di tasse: Trump vuol ridurre quelle sulle società dal 35 al 15 per cento, e tagliare le aliquote sul reddito personale da 7 a 3, abbattendo la massima dal 39,6 (oggi oltre 439.000 dollari) al 33 per cento. Per capire: 33 è ciò che ora gli americani pagano nella fascia 209.851-411.500 dollari, cinque punti meno di quanto noi paghiamo tra 28 e 55 mila euro. Per almeno due anni la Casa Bianca ha il Congresso dalla sua: in questa finestra temporale gli Stati Uniti potranno dare uno slancio decisivo alla virtuosa gara al ribasso fiscale già iniziata in parte d’Europa, se si vogliono davvero combattere i paradisi fiscali.

 

Il Regno Unito ha ridotto il prelievo sulle imprese al 20 per cento e scenderà al 17 l’anno prossimo. Francia e Germania sono al 33. La Spagna al 25. In Italia la manovra 2017 riduce l’Ires al 24 per cento. L’Irlanda è al 12,5. E già qui si vedono gli elementi di una competizione inevitabile. Ma a fare la differenza è il total tax rate, il carico complessivo per le aziende con previdenza, sanità, addizionali regionali: ebbene, l’Italia è seconda in Europa con il 60 per cento, poco dietro la Francia ma ben davanti a Germania (47), Spagna (45), Gran Bretagna (30), Irlanda (25). Quanto alle persone, un imponibile di 60 mila euro da noi ne dà al fisco 20.608: in Germania 9.272, in Francia 12.469, in Gran Bretagna 15.324, in Spagna 15.992. Negli Stati Uniti su 60 mila dollari se ne versano 10.973 (prima di Trump). L’obiettivo della nuova Amministrazione è riportare a casa le aziende manifatturiere, le costruzioni, le infrastrutture, la farmaceutica: esse, se non delocalizzano, non beneficiano dei paradisi fiscali come i big della Silicon Valley, i quali poi nella visione di Trump creano meno posti di lavoro di quanti ne distruggono. Ma qualunque siano le motivazioni può arrivare un’altra rivoluzione fiscale dopo quella di Ronald Reagan degli anni 80. Per ridurre le tasse si deve tagliare altrove, è ovvio. L’Italia che già parte a handicap è avvertita.

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