Donald Trump (foto LaPresse)

Chi ha paura di Trump, il protezionista

Redazione
Il Financial Times analizza e commenta l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Secondo un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione, la vittoria del candidato repubblicano "segna un fragoroso ripudio dello status quo".

Il Financial Times analizza e commenta l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Secondo un editoriale non firmato, attribuibile alla direzione, la vittoria del candidato repubblicano "segna un fragoroso ripudio dello status quo". Un neofita è stato preferito a un'ex first lady, senatrice e segretaria di stato. Attribuire la responsabilità della sconfitta democratica a Hillary Clinton non basta a spiegare i risultati della Camera e del Senato, una bocciatura anche per il presidente uscente, Barack Obama. 

 

Il vincitore ha condotto una campagna all'insegna del nativismo, dell'isolazionismo e del protezionismo e non ci sono molti elementi per pensare che il presidente possa essere migliore del candidato. Il ricchissimo apparato di analisi e commenti coinvolge numerosi editorialisti e commentatori in riflessioni su diversi aspetti, praticamente tutte le firme più autorevoli: "Trump scuote l'ordine liberale postbellico" e "Trump e i pericoli del 'Prima l'America'" (Gideon Rachman); "Gli autocrati del mondo traggono vantaggio dalla vittoria di Trump" (Roula Khalaf); "Trump e il falò delle certezze" (John Authers); "La vittoria di Trump è un mandato per far saltare Washington" (Edward Luce); "Ora quello repubblicano è il partito degli outsider" (Christopher Caldwell); "Trump inaugura l'era dell'improvvisazione politica" (Gillian Tett); "Solo i social media hanno compreso la storia di Trump" (John Lloyd). 

 

Il quotidiano della City si aspetta ora dalla nuova leadership della Casa Bianca una fase di deregolamentazione, che potrebbe annacquare le riforme introdotte nel sistema finanziario. Per quanto riguarda l'industria, dal voto escono vincitori le case farmaceutiche, le compagnie petrolifere, il comparto delle infrastrutture e quello della Difesa; tra i perdenti figurano, invece, le case automobilistiche e gli specialisti delle fonti energetiche rinnovabili; il quadro è contrastante, invece, per il trasporto aereo, le banche, le assicurazioni, le telecomunicazioni e i media, la distribuzione commerciale.

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