Siluro transatlantico su Deutsche Bank
Le azioni e le obbligazioni di Deutsche Bank (Db) hanno subìto il tracollo peggiore dal voto sulla Brexit dopo la notizia che il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiederà alla banca 14 miliardi di dollari per risolvere i contenziosi civili relativi alla gestione pre-2008 dei titoli garantiti da mutui ipotecari. La cifra eccede la metà della capitalizzazione di Borsa di Db (18 miliardi) ed è più di quanto la banca in cattive acque vuol pagare per non chiedere soldi al mercato. Per le stesse accuse Bank of America aveva pagato 16,7 miliardi di dollari – il record – JP Morgan, Goldman Sachs e Morgan Stanley meno. Le banche europee, da Rbs a Ubs, tremano in attesa di sapere l’entità della loro sanzione. Le autorità americane seguono il principio enunciato dal procuratore generale degli Stati Uniti, Eric Holder, a proposito della multa a Bnp Paribas per transazioni con paesi sotto embargo: “Nessun individuo, nessuna istituzione che fa del male alla nostra economia deve sentirsi al di sopra delle nostre leggi”.
Principio noto alla Volkswagen, affossata per aver truccato le emissioni dei motori diesel ingannando i consumatori americani. Il siluro transatlantico è capace di perforare il malconcio bastione della finanza tedesca, trattato con i guanti negli stress test europei, e investe Angela Merkel e Barack Obama proprio come la richiesta dell’Ue ad Apple di risarcire 13 miliardi di euro di tasse non pagate in Irlanda. Senza contare che su Db pesa un’altra accusa, quella di avere favorito il trasferimento di capitali dalla Russia sotto sanzioni verso la City. E i guai bancari tedeschi, come dimostra il tonfo di Piazza Affari ieri, possono aggravare i nostri.