Ignazio Visco (foto LaPresse)

Il giorno di Visco

Non è finita la stagione di ansie e brame attorno alla Banca d'Italia

Stefano Cingolani
Palazzo Koch tra riforme radicali (vedi Popolari), crisi inattese (vedi Veneto) e grillini arrembanti (anche sull’oro)

Roma. Non esiste più la sacralità di un tempo, tuttavia oggi quando Ignazio Visco leggerà le sue considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia, ministri, banchieri, professori, tutti prenderanno appunti. C’è grande attesa per che cosa dirà sulla congiuntura, sulla politica fiscale (che facciamo del tesoretto chiamato flessibilità?), sulle riforme, ma in modo particolare sul sistema bancario provato dalla lunga recessione, scosso da molti episodi di mala gestione, attraversato da profondi cambiamenti innescati dal governo e voluti dalla stessa Banca centrale.

 

La trasformazione delle banche popolari in società per azioni, per esempio, è stato un cavallo di battaglia almeno decennale. Anche l’unica azienda di credito ritenuta sistemica in Europa è di fronte a scelte difficili: Unicredit cerca un nuovo management, deve ridefinire la propria governance, ha bisogno di rafforzare il capitale e ristrutturare la sua rete operativa. Intanto, non si sono spente le polemiche sul crac della quattro banche locali (Marche, Ferrara, Etruria e Chieti si potevano salvare, come, quando, a quali costi?), mentre è fallito il tentativo di portare in Borsa la Popolare di Vicenza ripescata da Atlante, fondo di salvataggio privato passato al vaglio di Bankitalia e Banca centrale europea, che ora prenderebbe il 51 per cento di Veneto banca per evitare un nuovo flop. Si è detto che con la nascita della Bce e poi con l’Unione bancaria e la Vigilanza europea, la funzione della Banca d’Italia si sarebbe ridotta a una sorta di centro studi di alto livello. Così non è, non solo perché la Bce a sua volta poggia sul sistema delle Banche nazionali, ma perché in una conformazione federale le istituzioni statali mantengono una funzione decisiva (valga l’esempio del Federal reserve system negli Stati Uniti al quale si era ispirata la stessa Bankitalia). Dunque, il governatore ha perso una parte dei suoi poteri, ma ne conserva ancora molti. Anche per questo diventa più fitto il tiro incrociato.

 

Ultimo, ma non per importanza, si fa avanti il Movimento 5 stelle. Per molti versi è una puntata dell’eterno assedio a Palazzo Koch che ha avuto numerosi protagonisti, dalla Democrazia cristiana alla Lega, per non parlare delle estreme (destra e sinistra). Ma l’irruenza dei grillini e la consistenza dei loro voti lascia interdetti i vertici di Via Nazionale. Hai voglia a ricordare che la Banca d’Italia è un istituto di diritto pubblico, che le banche con la legge del 2014 possono possedere fino a un massimo del 3 per cento e non hanno nessun ruolo decisionale. E’ vero, Popolare di Vicenza, Cassa di Ferrara o Banca Marche, per esempio, detengono quote di Via Nazionale, ma sulle 300 mila da 25 mila euro l’una, nelle quali è diviso il capitale, la Marche ne ha 2.459, Ferrara e Vicenza poche centinaia. In ogni caso, la Banca d’Italia opera “in piena autonomia e indipendenza e non può sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati”. Con una proposta di legge presentata da Alessio Villarosa, Carla Ruocco e Alessandro Di Battista, il M5s vuole che il Tesoro acquisisca tutte le quote, prima tappa di un percorso che porta ad abolire il divorzio del 1981, allo scopo di usare il 4 per cento delle riserve per finanziare il reddito di cittadinanza (circa 960 milioni) e il 5 per cento per alimentare un fondo per le piccole e medie imprese. Sullo sfondo c’è anche l’utilizzo di una parte dell’oro la cui consistenza i grillini sono andati a verificare di persona. Il governatore dovrebbe durare 7 anni non rinnovabili mentre 12 su 13 membri del consiglio superiore (che a sua volta nomina il direttorio) sarebbero eletti dal Parlamento. Come si vede, è un grimaldello per scardinare l’indipendenza che rappresenta un pilastro del modello di Banca centrale sia in Europa occidentale sia negli Stati Uniti. Anche quest’anno, Visco difenderà l’autonomia sua e dell’istituzione che guida, sapremo oggi in che modo e con quale veemenza. Talvolta nelle sfumature s’annida il vero significato delle parole.