Monica Mondardini

Il link Mondardini

Alberto Brambilla

Dove porta il trait d’union che lega i De Benedetti e i Benetton attraverso la Signora dei giornali.

Roma. La dinastia piemontese dei De Benedetti e quella veneta dei Benetton, un potere concentrato nell’editoria e nella finanza più che nelle imprese produttive, in anni recenti hanno condiviso la visione politica left-minded, la fortuna di non essere incappati nella roulette di Mani pulite, ma di rado – anzi mai – hanno condiviso e speso risorse risultate preziose per entrambi. Finora. La risorsa in questione risponde al nome di Monica Mondardini, 55 anni, nata a Cesena, laureata in Scienze statistiche ed economiche alla Alma Mater di Bologna, una manager sulla cresta dell’onda.

 

Mondardini dal 2009 è amministratore delegato di Cir e della controllata Gruppo editoriale L’Espresso, che ha riportato in attivo, ed è stata la vestale indiscussa della creazione del principale polo dell’informazione italiano (Repubblica-Espresso, Itedi-Stampa, Secolo XIX più 18 testate locali e tre radio). Una rivoluzione nata il 2 marzo scorso dalla santa alleanza tra Rodolfo De Benedetti, presidente di Cir e coetaneo di Mondardini, John Elkann, erede Agnelli e presidente di Fiat Chrysler Automobiles, e l’editore ligure Carlo Maria Perrone. La signora dei giornali, con un passato nell’editoria – Fabbri e la francese Hachette – sta in mezzo ai due imperi agli antipodi del nord Italia. I Benetton hanno indicato Mondardini per sostituire Fabrizio Palenzona alla presidenza di Aeroporti di Roma (Adr), società che gestisce gli scali di Fiumicino e di Ciampino, e che controllano attraverso Atlantia, holding proprietaria anche della rete di Autostrade per l’Italia (di cui i Benetton vorrebbero vendere il 30 per cento delle quote a investitori istituzionali). Palenzona, ex politico democristiano, ex sindacalista dei trasporti, nonché plenipotenziario di Aiscat, l’associazione che raggruppa le concessionarie autostradali, è stato coinvolto (senza conseguenze, il caso è stato archiviato) in un’inchiesta giudiziaria (con molti schizzi di fango) nella veste di vicepresidente di Unicredit. Dopo nove anni ai vertici di Adr il suo ciclo era arrivato al termine. Atlantia ha voluto per l’incarico di presidente – ma senza deleghe operative – Mondardini che è entrata nell’azienda di infrastrutture nella lista di Sintonia, holding dei Benetton, nel 2013. La manager gode della fiducia del presidente di Atlantia Fabio Cerchiai, già amministratore delegato di Assicurazioni Generali. Anche Mondardini viene dal settore assicurativo: è stata responsabile del marchio Europ Assistance a Parigi e, dal 2001, amministratore delegato di Generali España; viatico per una frequentazione con la nobiltà iberica dei Duques de Alba. L’avvicendamento Mondardini-Palenzona è sintomatico del progressivo sgretolamento di un vecchio sistema di relazioni ma rappresenta anche per i Benetton una scelta di avvicendamento in chiave interna (il prossimo amministratore delegato di Adr, Ugo De Carolis, viene da Telepass, società di riscossione dei pedaggi autostradali di proprietà di Atlantia). Il profilo internazionale di Mondardini – entrò in Atlantia, anche per una questione di “quote rosa”, quando Goldman Sachs, il fondo sovrano di Singapore (governo di Singapore) e Mediobanca erano uniti da un patto di sindacato coi Benetton, sciolto nel 2014, e siede nel cda della banca francese Crédit Agricole – pare più adatto a portare finalmente a successo la ricerca di soci esteri per Adr, verso la quale si vociferava a lungo di un interesse dell’emirato di Abu Dhabi, padrone de facto di Alitalia attraverso la compagnia emiratina Etihad.

 

Nel 1999 con la privatizzazione dei residui della galassia Iri, i Benetton conquistavano le autostrade mentre Rodolfo De Benedetti confermava da parte di Cir “il nostro interesse nel settore aeroportuale, soprattutto verso Adr”, senza però agire successivamente di conseguenza.

 

Quella dei De Benedetti e dei Benetton attraverso la “tigre di Cesena”, com’è stata soprannominata Mondardini dalla stampa, è un trait d’union di relazioni, non d’affari, di cui però possono beneficiare entrambi.

 

Dopo l’uscita dalla Rizzoli-Corriere della Sera, società scossa a dire poco dalla fusione Repubblica-Stampa, i Benetton non appartengono più a un sistema editoriale di riferimento (al netto del 5 per cento nel Sole 24 Ore) e il filo che lega Mondardini ai De Benedetti può essere percorso facilmente per bussare alla finestra del nuovo bastione dell’informazione.

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.